Sulla morte di Satnam Singh e il comportamento schifoso del suo datore di lavoro
di Katia Regina
Se vuoi parlare dell'umanità. parla di un singolo uomo. Proverò a seguire il consiglio di Anton Cecov per commentare quanto accaduto a Satnam Singh, declinando l'enunciato con il suo concetto contrario, perché questa vicenda ci mostra la disumanità elevata a sistema.
Non credo che riuscirò più a gustare un melone senza pensare alle condizioni di schiavitù dei lavoratori stranieri che subiscono in silenzio per fare arrivare sulle nostre tavole le cosiddette eccellenze italiane.
Che il caporalato esistesse in Italia era ben noto a tutti, ma c'è sempre un punto di non ritorno in ogni cosa, e questa volta è toccato a Satnam farcelo oltrepassare, naufragando nel suo stesso sangue con un braccio lontano dal resto del suo corpo. Non per questo cesserà di esistere il fenomeno dello sfruttamento, fa troppo comodo a tutti, anche a noi consumatori che non saremmo certo disposti a pagare di più i prodotti garantiti da una filiera etica, né tanto meno si potrebbe pensare che la Grande distribuzione rinuncerebbe a una parte del suo oltraggioso profitto. Gli immigrati non fanno più schifo a quanti li riducono in schiavi e se si rompono basta scaricarli da qualche parte e... avanti un altro.
Ho impiegato diversi giorni prima di scrivere su questa orribile storia, il tempo necessario per superare le fasi che seguono un evento tragico che apre una voragine, da qualche parte nello stomaco del sistema nervoso, se esiste: rifiuto, rabbia, negoziazione, tristezza e per finire accettazione. Avrei potuto scrivere cinque articoli diversi, ciascuno governato dalla reazione del momento, ho preferito aspettare, contravvenendo al dictat della nuova comunicazione, quella che esige subito un commento, uno strillo purché sia. La sedimentazione conduce a galla le parole giuste, la domanda giusta: cosa può spingere un essere umano a un simile comportamento? Sto parlando del datore di lavoro di Satnam, per quanto incline allo sfruttamento dei lavoratori, insieme al padre.
Com'è possibile che non abbia provato nessuna pietà dinanzi al corpo mutilato di un uomo adagiato sul suo stesso sangue?
Cosa ha provato nel toccare il corpo morente di Satnam per scaricarlo davanti casa?
Una possibile linea difensiva potrebbe concentrarsi sull'effetto panico che ha preso il sopravvento dominando la scena e il rispettivo comportamento. A suo carico, e senza attenuanti, resterebbe lo sfruttamento reiterato dei lavoratori, una pratica talmente diffusa da non scandalizzare più nessuno.
Ma esiste un'altra ipotesi, quella indicata dallo psicologo Philip Zimbardo con il nome di Effetto Lucifero, un concetto fondamentale per comprendere atti di malvagità e abuso in vari contesti della vita sociale e professionale, che viene facilitato dalla deumanizzazione delle vittime. Ma questo può accadere quando le persone vengono viste come meno che umane. Un processo che si articola con delle tappe ben precise: la creazione di un Noi e un Loro, indicando caratteristiche distintive anche fisiche oltre che culturali, si prosegue con la creazione degli stereotipi negativi per evidenziare l'inferiorità morale attraverso argomenti pseudo-scientifici. Si promulgano leggi discriminatorie affinché si giunga all'accettazione sociale che si manifesta con l'indifferenza. Se tutto questo vi allarma perché vi ricorda qualcosa, allora forse c'è ancora speranza.
Il datore di lavoro di Satnam ha avuto un comportamento schifoso, la presidente Meloni è stata molto diretta, come suo solito, durante la commemorazione della vittima in Parlamento, ma che dire dei due raga' che nun se volevano arzà per applaudire? Come li volemo chiamà? A Giorgia, questi so', stacce!
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