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11/11/2024 06:00:00

Un anno fa il femminicidio di Giulia Cecchettin

 L’11 novembre del 2023, esattamente un anno fa, a Vigonovo venne uccisa Giulia Cecchettin. Si era allontanata insieme al suo ex Filippo Turetta, un giro in un centro commerciale di Marghera. Le mancate notizie di Giulia alla famiglia fecero scattare l’allarme, le tracce di sangue riscontrate in zona industriale di Fossò, fecero pensare al peggio.


Turetta si diede subito alla fuga, venne arrestato in Germania il 19 novembre, un giorno dopo il ritrovamento del corpo di Giulia in un bosco vicino al lago di Barcis, in Friuli. In quel bosco vennero ritrovati un mocassino, un libro di fumetti che lui le aveva regalato “Anche i mostri si lavano i denti, un fazzoletto con tracce di sangue, il maglioncino di Giulia.
Il ragazzo aveva un piano, si era già procurato un kit per l’omicidio, aveva fatto una lista di oggetti che poi aveva comprato: scotch telato, coltelli, sacchi neri di nylon.

Furono 75 le coltellate inferte, l’Italia intera rimase per giorni appesa alla speranza che Giulia venisse ritrovata viva, era diventata la sorella e la figlia di tutti.

Il 5 dicembre vennero celebrati i funerali e papà Gino ha ricordato sua figlia con un messaggio rivolto alle ragazze: "L'amore vero non umilia, non delude, non calpesta, non tradisce e non ferisce il cuore. L'amore vero non urla, non picchia, non uccide”.

 

 

Il processo
In Corte d'assise di Venezia la prima udienza si è tenuta il 23 settembre, Turetta il 25 ottobre, durante l'interrogatorio della seconda udienza ha pronunciato queste parole: “Ho pensato di rapirla, e anche di toglierle la vita…Giulia scappava, urlava e l'ho colpita ancora”. E’ reo confesso, ha depositato 40 pagine in cui ha ricostruito secondo i suoi ricordi il femminicidio. Il 23enne è in carcere a Verona, rischia l’ergastolo. La sentenza è prevista per il 3 dicembre.

 

 

Il flusso umano
Sono circa 3mila le lettere arrivate a casa Cecchettin, molte sono scritte a mano, segno di una vicinanza e di una umanità che appare rara ma esiste. Arrivano dall’Italia ma anche dall’estero, raccontano di rabbia, di solidarietà, testimonianze. Sono abbraccio e partecipazione al dolore. Alcune donne hanno avuto il coraggio di ribellarsi a condizioni simili vissute da Giulia, quindi di salvarsi. L’onda emotiva non si è fermata.

La fondazione e il libro
Gino Cecchettin non si è mai definito un esperto di violenza di genere ma un “un papà che ha voluto fare un ultimo regalo a sua figlia, una ragazza fantastica”. Ha deciso di non rimanere in silenzio, prima il libro “Cara Giulia. Quello che ho imparato da mia figlia”, poi ha deciso di dare vita a una fondazione. L’ obiettivo è l’educazione attraverso la formazione nelle scuole tramite team di professionisti che spiegheranno cos’è la violenza di genere, ma si occuperanno anche di educazione sessuale e alla emotività.
Non un minuto di silenzio ma tanto rumore per una rivoluzione culturale.



Nera | 2024-11-26 11:38:00
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