Si è chiuso con due condanne il processo di primo grado sul giro di prostituzione che aveva trasformato una struttura ricettiva di Alcamo in un luogo d’incontri a pagamento. Il Tribunale di Trapani ha inflitto tre anni e mezzo di reclusione a Rosa Maria Gaiazzo, casalinga di origini mazaresi residente ad Alcamo, e due anni e mezzo ad Antonio Cecio, titolare del B&B di via Canape.
Secondo l’accusa, la donna avrebbe organizzato gli incontri e favorito l’attività di prostituzione, mentre il proprietario della struttura ne avrebbe garantito lo svolgimento, traendone un vantaggio economico.
Le indagini e il processo
L’inchiesta ha preso il via nel 2018 dopo una denuncia e si è basata su intercettazioni telefoniche e ambientali, che avrebbero svelato un sistema ben rodato: i clienti contattavano la donna per accordarsi sulle prestazioni, con tariffe che arrivavano anche a 250 euro a incontro.
Gli incontri avvenivano nel B&B di Cecio, il quale – secondo i magistrati – era consapevole di ciò che accadeva e avrebbe favorito il giro, rendendo disponibile la struttura per i clienti.
Durante il processo, la difesa degli imputati – rappresentata dagli avvocati Maurizio Lo Presti e Vito Galbo – ha contestato la validità delle prove e la reale responsabilità degli accusati, sottolineando che le registrazioni avrebbero dovuto essere valutate con maggiore attenzione. Il pubblico ministero, tuttavia, aveva chiesto condanne più pesanti: sei anni e mezzo per la donna e per il titolare dell’albergo.
I clienti e la rete di incontri
Dalle intercettazioni è emerso che tra i clienti c’erano professionisti e benestanti provenienti da diverse città della Sicilia, tra cui Palermo, Menfi, Calatafimi-Segesta e l’Alcames. Una quarantina di testimoni sono stati chiamati a confermare il sistema degli incontri a pagamento.
L’indagine ha inoltre rivelato che alcune persone, tra cui un pensionato, avevano cercato di coinvolgere giovani donne nel giro della prostituzione, registrando le conversazioni per evitare ricatti o possibili denunce.
Possibile ricorso in appello
L’avvocato Vito Galbo ha annunciato che valuterà l’opportunità di ricorrere in appello, mentre le difese attendono di leggere le motivazioni della sentenza prima di decidere i prossimi passi.
Il caso ha suscitato grande clamore ad Alcamo, dove il fenomeno della prostituzione in strutture ricettive si è rivelato più diffuso di quanto si pensasse.