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19/02/2025 06:00:00

Chi era Vincenzo Funari, il defunto boss di Gibellina

 Il questore di Trapani, Giuseppe Felice Peritore, ha disposto il divieto di funerali pubblici per Vincenzo Funari, storico boss di Gibellina, morto all’età di 92 anni all’ospedale di Marsala, dove era ricoverato. Classe 1933, Funari era considerato il capo della cosca mafiosa locale e, nel corso della sua lunga carriera criminale, ha ricevuto diverse condanne per associazione mafiosa.

Le condanne e il ruolo in Cosa Nostra
Funari era già stato condannato nel 1996 con sentenza definitiva della Corte d’Appello di Palermo per il reato di associazione mafiosa (art. 416 bis c.p.). Successivamente, nel 2010, venne nuovamente arrestato nell’ambito dell’operazione “Nerone” condotta dai Carabinieri, che svelò il suo ruolo di vertice all’interno di Cosa Nostra a Gibellina. Il processo, celebrato con rito abbreviato, si concluse con un’ulteriore condanna per mafia.

Le intercettazioni ambientali e telefoniche eseguite nella sua abitazione, mentre si trovava ai domiciliari per un’altra inchiesta, permisero agli investigatori di ricostruire il suo operato e il suo potere nel territorio. Funari organizzava incontri con esponenti mafiosi provenienti anche da Marsala, dimostrando il suo coinvolgimento nelle strategie criminali della mafia trapanese.

Le lamentele su Messina Denaro e il declino della mafia
Funari era tra coloro che soffrivano la latitanza di Matteo Messina Denaro. Secondo le intercettazioni, vedeva nella caccia al boss di Castelvetrano un problema per gli affari della mafia: troppa attenzione investigativa, troppi arresti, troppe difficoltà anche per le attività criminali più semplici, come il racket e il controllo delle imprese.

«Fino a quando c’è iddu in giro, beddu tempo un cinn’è.»

Con queste parole Funari si lamentava della pressione esercitata dalle forze dell’ordine a causa della latitanza di Messina Denaro. Per lui, chiunque avesse rapporti con il superlatitante rischiava di essere individuato e arrestato, rendendo impossibile persino riscuotere il pizzo.

Ma Funari era anche un nostalgico del passato. L’anziano boss lamentava il declino della manovalanza mafiosa, la mancanza di giovani fidati e capaci, in grado di eseguire gli ordini senza incertezze.

«Un picciotto da solo, oggi, non è buono neanche per mangiare».

Il dialogo tra Funari e Barraco

Ne parlava spesso con il suo coetaneo Giuseppe Barraco, mafioso marsalese con cui condivideva amare riflessioni sulla decadenza della criminalità organizzata. Sono uomini d’onore all’antica.

Barraco: «Il mondo è finito, Vincenzo!...».
Funari: «Sì, sì... un porcile è...»
Barraco: «Mi devi credere... sopra la buonanima di mio padre, perché mi vengono i nervi a me...»
Funari: «No, ma tu non ti devi innervosire, lasciali stare!»
Barraco: «Il mondo è perduto... sono state tutte queste leggi che hanno preso ora... i frariciumi sono molti»

«I frariciumi sono molti»: in altre parole, ci sono troppi soldati inutilizzabili, privi di carattere, come degli scarti.

Barraco prosegue:
«Non si parla davanti a estranei. Io vengo da un altro tipo di educazione... e l’educazione lo sai come me l’hanno insegnata? Che le cose nostre non si portano fuori, così mi hanno insegnato, e mi sono mantenuto sempre così! In famiglia si entra e si esce quando muori e io questo lo so... io di uscirmene non me ne posso uscire!»

Barraco ricorda come, in occasione dei funerali di un suo fratello, ci fu una partecipazione massiccia della gente, segno del rispetto e del potere della mafia.

«Accompagnamento così, a Marsala, non ce n’è mai stato... e io sono orgoglioso... perché il popolo, appena ci vado io, chiunque si mette a disposizione».

Ma i due, continuando a parlare, sono costretti ad ammettere che la mafia non ha più il peso di un tempo.

«Quando della gente ne avevamo la fiducia... ora tu lo puoi dire quale fiducia hanno tutti i cristiani?».

Il divieto di funerali pubblici
Il divieto delle esequie pubbliche è una misura adottata spesso nei confronti di boss mafiosi di alto rango. L’obiettivo è evitare che i funerali diventino manifestazioni di potere per Cosa Nostra e occasione per gli affiliati di rendere omaggio a un leader del passato.

Con la morte di Vincenzo Funari, scompare un altro pezzo di quella mafia vecchio stampo, legata a rigide regole interne e a un codice d’onore ormai sempre più in crisi. 



Antimafia | 2025-12-23 14:57:00
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