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02/05/2025 06:00:00

I tanti problemi della sanità, due mesi dopo lo scandalo dei referti a Trapani

 Quello che per mesi sembrava solo un disservizio isolato è diventato lo scandalo sanitario più grave degli ultimi anni in provincia di Trapani. Il caso dei referti istologici consegnati con mesi di ritardo – e in alcuni casi mai consegnati – ha scoperchiato un sistema già fragile, mettendo in luce ritardi, carenze di personale, assenza di protocolli e una sfiducia crescente verso il sistema sanitario pubblico.


Il caso Gallo e l'esplosione dello scandalo
Tutto è esploso il 26 febbraio 2025, ma le radici dello scandalo sono più profonde. A far deflagrare la vicenda è stata la storia di Maria Cristina Gallo, 56 anni, che ha atteso otto mesi per ricevere l’esito di un esame istologico: quando finalmente ha avuto il referto, ha scoperto di avere un tumore al quarto stadio. La vicenda è finita all’attenzione del Parlamento grazie a due interrogazioni del vicepresidente della Camera Giorgio Mulè, che ha dato visibilità nazionale a un problema già noto in provincia, ma mai affrontato seriamente.
Da quel momento è emerso che i referti in ritardo erano oltre 3.300: 1.405 relativi al 2024, altri 1.908 al 2025. Solo dopo l’esplosione mediatica del caso, la Regione ha avviato un piano straordinario per lo smaltimento degli arretrati, coinvolgendo anche strutture esterne. Ma per molti è stato troppo tardi.

 

Le storie
Sono tante le storie di pazienti oncologici che hanno atteso mesi e mesi prima di avere l'esito dell'esame istologico. E purtroppo, in molti casi, il referto riportava la presenza di un tumore maligno. Una diagnosi che arrivata in ritardo può essere una sentenza.
Tra i casi più emblematici c’è quello di Paolo Robino, 74 anni, ex infermiere di Salemi. Operato a Marsala per un tumore alla prostata il 24 settembre 2024, ha atteso per cinque mesi l’esito dell’istologico, senza poter avviare cure mirate. È morto per un infarto il 13 gennaio 2025, proprio il giorno in cui è arrivato il referto. “Mi sono vergognato di essere siciliano”, ha raccontato il nipote Filippo a Tp24, ricordando l’angoscia dei mesi passati a sollecitare l’ospedale, invano.
Un’altra vicenda incredibile è quella di Gaetano Costanzo, imprenditore di 47 anni di Mazara del Vallo. Operato al colon il 17 luglio 2024, ha ricevuto l’esito solo l’11 marzo 2025. “Una sentenza di morte”, ha commentato la sua avvocata Vita Ippolito, che ha avviato un’azione legale per valutare un eventuale nesso tra il ritardo e la compromissione della salute del suo assistito.

 

 

Le responsabilità dell’ASP
A dicembre 2024 – ben dopo l’inizio dei problemi – l’ASP di Trapani ha adottato una procedura per regolamentare la gestione dei campioni istologici, evidenziando compiti e responsabilità di medici, infermieri, tecnici e dirigenti. Una misura tardiva, che ha mostrato come fino ad allora mancassero le buone pratiche clinico-assistenziali raccomandate in ambito oncologico, in violazione anche delle linee guida della SIAPeC.
L’assenza di tracciabilità e protocolli ha creato un vuoto organizzativo in cui nessuno si assumeva la responsabilità, e le conseguenze sono ricadute sui pazienti. La sospensione del direttore generale Ferdinando Croce è arrivata solo a marzo, quando ormai lo scandalo era di dominio pubblico. Al suo posto, come commissario, è stato nominato Danilo Palazzolo.


La difesa dell’Asp
Intanto, l’ASP di Trapani – già travolta dallo scandalo dei referti istologici in ritardo – ha replicato alle polemiche con un appello al rispetto e alla responsabilità. Danilo Palazzolo, attuale commissario straordinario, ha difeso i 4.300 lavoratori dell’Azienda, respingendo gli attacchi “strumentali e propagandistici” da parte di soggetti esterni. Palazzolo ha riconosciuto la gravità del caso istologici, ma ha sottolineato l’impegno in corso per ripristinare fiducia e trasparenza nei rapporti tra pazienti e sanità pubblica. “Sì alle critiche costruttive – ha detto – ma non ai processi sommari”.

 


Un sistema sanitario in crisi
Il caso dei referti ha fatto emergere tutti i limiti del sistema sanitario provinciale. Liste d’attesa interminabili, con visite programmate dopo mesi – a volte anche dopo il decesso del paziente –, reparti chiusi come quello di pediatria a Mazara del Vallo, ospedali depotenziati, personale medico insufficiente e sotto pressione. Le segnalazioni di cittadini indignati si sono moltiplicate, mentre aumentano anche le aggressioni al personale sanitario, come denunciato dall’Ordine dei medici di Trapani.


Un altro scandalo?
Un medico chirurgo di un importante ospedale siciliano ha denunciato gravi irregolarità all’interno del proprio reparto: interventi chirurgici eseguiti su pazienti che non ne avevano bisogno, cartelle cliniche falsificate per ottenere rimborsi maggiorati, e decessi registrati come “dimissioni contro il parere dei medici” per eludere responsabilità legali. Tra i casi citati, anche quello di una donna di 37 anni morta dopo un’operazione evitabile: sarebbe bastata una biopsia. Il medico, che ha fornito documenti e registrazioni audio, ha denunciato anche liste d’attesa manipolate e un clima di omertà e paura tra il personale. La denuncia è stata raccolta dal deputato regionale Ismaele La Vardera, che ha chiesto un’indagine urgente al Ministero della Salute e alla Regione Siciliana.

 

 


La frattura con i cittadini
A peggiorare la situazione è lo scollamento tra pazienti e istituzioni sanitarie. A Trapani regna la sfiducia, il disincanto, la rassegnazione. Chi può si rivolge al privato o cambia regione, chi non può rischia di non farcela. La giornata mondiale della salute, il 7 aprile, è stata occasione per alcune proteste simboliche, ma per ora nessuna risposta concreta ha restituito dignità a chi è morto aspettando una diagnosi.
Lo scandalo dei referti istologici è diventato così il simbolo di un sistema che ha smesso di curare e ha iniziato a rimandare, giustificare, deresponsabilizzare. Finché non è stato troppo tardi.