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04/05/2025 06:00:00

  "Cum Clave": riti, leggende e pericoli da evitare

di Katia Regina

Tutti sotto chiave, conclave, per l'appunto, i cardinali che dovranno eleggere il nuovo Papa. Un rito che affonda le sue radici in un’epoca in cui re e imperatori amavano consigliare i cardinali verso chi dirigere il voto. Immaginiamoceli, questi porporati assediati da messaggeri a cavallo, spie con mantelli e forse qualche piccione viaggiatore carico di minacce. E in quel contesto, serrare le porte e affidarsi solo alla grazia divina poteva avere un senso. Oggi, diciamocelo, l'influenza esterna ha preso forme più... digitali. I consigli viaggiano via satellite, le pressioni si esercitano a colpi di tweet e le strategie si affinano in think tank ben prima che scatti l'ermetismo sistino. Ma tant'è, la tradizione è tradizione, e i cardinali si ritrovano rinchiusi, come studenti in gita puniti per aver lanciato gavettoni di acqua santa. A proposito, sappiamo se dentro la Cappella Sistina il Wi-Fi prenda bene?

Non è mia intenzione sindacare sull'importanza che il rito assume nella vita degli individui, riconosco perfettamente che si tratta di un potente strumento sociale e psicologico che risponde a bisogni fondamentali degli individui: il bisogno di ordine, significato, appartenenza, gestione del cambiamento... tuttavia, una riflessione la vorrei fare partendo dal fatto che molti riti in uso nella Chiesa sono stati, col tempo, rivisti, o comunque non vengono più indicati ufficialmente. A partire dall'annoso dilemma del sarà davvero morto? Un dubbio amletico che, in tempi meno tecnologicamente avanzati, veniva sciolto con metodi... pittoreschi. Ossia, il Camerlengo che chiama il defunto Pontefice per tre volte, quasi sperando in un sussulto o in un: che c'è, stavo solo sonnecchiando. Un rito che peraltro faccio anch'io per chiamare il mio gatto, sperando che esca da sotto il letto.

Ci sarebbe inoltre, anche se non esistono documenti ufficiali, la presunta prova virile. Un controllo nato dalla leggenda della papessa Giovanna, la donna travestita da uomo che sarebbe riuscita a scalare i ranghi ecclesiastici grazie alla sua intelligenza e che poi sarebbe stata scoperta, durante una processione, a causa di un parto improvviso. Vero o falso, trovo davvero intrigante questa storia, ma non posso dire il perché.

Ma torniamo alla prova, immaginiamo la scena, con i diaconi incaricati di questa delicata ispezione, seguita dal proclama: habemus. testiculos.

Dicevamo che molte cose sono cambiate all'interno della Chiesa, per accertarsi della morte di un Papa ora ci si affida a elettrocardiogrammi e certificati medici, ma di tutti i riti che ancora persistono ce n'è uno in particolare che mi provoca una forte ansia. L'ho scoperto solo quest'anno, durante un servizio giornalistico che mostrava il montaggio della stufa (sì una stufa!) all'interno della Cappella Sistina. Ma davvero è ancora necessario questa cosa? No dico, i segnali di fumo, oggi e soprattutto in quel luogo?

Ora, sorvolando sulle annose questioni cromatiche. quel labile confine tra il nero: non ce l'abbiamo fatta" e il bianco: eureka!, che ha tenuto incollati milioni di fedeli, pensiamo alla logistica della faccenda. Montare una stufa nel cuore della Cappella Sistina! Un luogo dove ogni centimetro quadrato è un affresco di Michelangelo, un Patrimonio dell'Umanità che farebbe venire l'orticaria al solo pensiero di appoggiarci un ombrello bagnato.

Un po' come allestire un barbecue nel bel mezzo della Biblioteca Alessandrina, paragone calzante anche se in quel caso non si conoscono i responsabili del devastante incendio. L'immagine di un maldestro cerimoniere che armeggia con la paglia umida e secca, magari inciampando e rovesciando braci ardenti in prossimità di qualsiasi cosa infiammabile è uno scenario da incubo per qualsiasi storico dell'arte, pompiere, ma anche solo una persona dotata di un minimo di buon senso.

Forse, ora che abbiamo superato con saggezza riti di accertamento post-mortem degni di un film in costume e presunte verifiche di genere da commedia dell'arte, non sarebbe il caso di pensionare anche questa fumosa tradizione? Magari un bel tweet papale: Habemus Papam @PontifexN. con tanto di GIF animata? O un più sobrio comunicato stampa via PEC?

Certo, si perderebbe un po' di quel fascino arcaico, di quell'attesa collettiva con il naso all'insù. Ma in cambio, guadagneremmo in chiarezza e soprattutto sicurezza, considerando la sacralità laica di un luogo che appartiene al mondo intero anche se custodito dentro lo Stato del Vaticano. E vabbè, la fede sarà pure eterna, ma gli affreschi di Michelangelo, quelli sono un po' più vulnerabili. E diciamocelo, un Habemus Papam chiaro e inequivocabile, magari con tanto di notifica push sui nostri smartphone, direttamente dal sito ufficiale della Santa Sede.

Ps. nessun commento sulla figura di Papa Francesco, penso si sia già detto tutto, un Papa esemplare per molti aspetti, ma, considerando la sua età e senza per questo volergli mancare di rispetto, mia nonna avrebbe detto: un si po' dire chi fu arrubato.

Consigli per la lettura: se vi ha intrigato la storia de La Papessa Giovanna, ci sarebbe il libro di Emmanuil Rodis, Feltrinelli Editore

Consigli per la visione: il recentissimo film Conclave, ma non posso dire il perché.




STUDIO VIRA | 2025-04-09 10:50:00
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