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06/05/2025 06:00:00

  Altri 130.000 euro nella casa della sorella di Messina Denaro. Il tesoro del boss ancora da scoprire

Una delle casseforti di Matteo Messina Denaro era nascosta in casa della sorella Rosalia. È lì, a Castelvetrano, nella vecchia abitazione di famiglia, che i carabinieri del Ros hanno rinvenuto 130.000 euro in contanti, occultati con cura nel doppio fondo di un armadio. Una scoperta fatta nei giorni immediatamente successivi all’arresto del superlatitante, che oggi torna d’attualità per i risvolti giudiziari e investigativi che ancora produce.

I soldi ritrovati, fascette bancarie e banconote nascoste in due cassetti, sono soltanto una parte del “tesoretto” di Messina Denaro. Nello stesso armadio  sono state ritrovate anche buste bianche e gialle con annotazioni vergate di suo pugno. Appunti, contabilità riservata, nomi in codice. Uno su tutti: “parmigiano”. Una sigla che per gli investigatori potrebbe corrispondere a un imprenditore – forse un finanziatore occulto – da cui Rosalia doveva ottenere 40.000 euro.

Rosalia Messina Denaro, “Fragolone”

Nome in codice “Fragolone”, Rosalia Messina Denaro è stata condannata in primo grado a 14 anni di carcere. Il processo d’appello è in corso, e tra gli atti è stato recentemente depositato il video del ritrovamento del denaro, mostrato dal Tgr Sicilia. Secondo la motivazione della condanna, Rosalia non era solo una sorella devota, ma una “donna di mafia” a tutti gli effetti: consapevole, silenziosa, efficiente. Una “collaboratrice di assoluta fiducia” che gestiva con rigore una fitta contabilità familiare fatta di entrate e uscite, pizzini codificati, spese annotate con precisione. Un ruolo che va ben oltre quello di parente complice: Rosalia teneva i conti della latitanza più lunga della storia recente di Cosa nostra.

I soldi e le protezioni

Il ritrovamento del denaro è solo l’ultimo tassello di un mosaico più ampio. L’eredità del boss non si misura solo in beni materiali, ma anche in relazioni, protezioni, reti di fiancheggiatori che hanno garantito al padrino latitante un’esistenza tutto sommato agiata. Medici, autisti, vivandieri, amanti. Una cerchia di fedelissimi che lo ha protetto fino all’ultimo. E che, spesso, lo ha fatto con una dedizione che sfida ogni logica.

Ad oggi, tra contanti e gioielli, sono circa 800.000 euro i beni sequestrati ai familiari di Matteo Messina Denaro. Ma gli inquirenti sono convinti che ci sia ancora molto da scoprire. I pizzini, che la sorella custodiva con la stessa attenzione riservata al denaro, sono ancora in fase di decifrazione. E potrebbero condurre a nuovi nascondigli, nuovi nomi, nuovi “parmigiano”.

Il boss stragista è morto, ma la sua rete non è stata ancora del tutto smantellata. E la vera partita, quella per far luce sui suoi interessi economici, è tutt’altro che finita.