Annullata dalla Cassazione, con rinvio del processo a diversa sezione della Corte d’appello di Palermo, la sentenza che ha visto condannato, in primo e in secondo grado, a 24 anni di carcere, per traffico internazionale di droga e associazione per delinquere, il 69enne campobellese Nicolò Mistretta.
La Suprema Corte ha, quindi, accolto la richiesta dell’avvocato difensore Giuseppe Ferro di Gibellina. Mistretta è stato processato nell’ambito di uno “stralcio” dell’indagine
della Dda di Palermo “Eden 3”, che nel novembre 2019 vide coinvolte 19 persone (solo tre arrestate, però) per traffico di droga sotto l’egida del defunto, e allora ancora latitante, boss mafioso Matteo Messina Denaro.
In primo grado, il primo dicembre 2022, Nicolò Mistretta – tornato in libertà, seppur con una serie di vincoli, nel marzo 2022 – fu condannato dal Tribunale di Marsala, che condannò ad una pena molto meno severa un altro imputato originario della provincia di Catania e mandò assolti, invece, con diverse motivazioni Angelo Greco, di 56 anni, di Mazara del Vallo, coinvolto nel procedimento di mafia “Anno Zero”, Gaspare Bono, di 34, anche lui di Mazara del Vallo, e Vincenzo Lo Voi, di 50, di Palermo. Due anni prima, gli altri imputati aveva scelto il rito abbreviato davanti al gup di Palermo.
L’indagine è stata condotta dai carabinieri del Ros del Comando provinciale di Trapani e dai finanzieri del Gico del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo, secondo cui l’associazione criminale avrebbe gestito un traffico internazionale di sostanze stupefacenti sotto l’ala di Cosa Nostra. Dal 2013 al 2018, in particolare,
sarebbero state importate ingenti quantità di hashish sulla rotta Marocco-Spagna-Italia.
Dall’inchiesta è, inoltre, emerso che parte dei proventi del traffico di droga erano destinati al sostegno degli affiliati alle locali famiglie mafiose finiti in carcere. Quando fu arrestato nell’operazione “Eden 3”, venne fuori Nicolò Mistretta dall’aprile 2019 percepiva il reddito di cittadinanza (500 euro al mese), nonostante due condanne subite nel 1998 e nel 2001.