Assistenza sanitaria in ritardo e fondi del Pnrr spesi con lentezza. È l’impietosa fotografia della sanità siciliana scattata dalla Fondazione Gimbe, che ha pubblicato un nuovo report sullo stato di attuazione dei progetti finanziati con il Piano nazionale di ripresa e resilienza. A poco più di un anno dalla scadenza fissata per completare gli interventi, la Sicilia si conferma tra le regioni italiane più in affanno.
Il dato più allarmante riguarda l’Assistenza domiciliare integrata (Adi): secondo i dati dell’Agenas aggiornati al 20 dicembre 2024, nessuno degli 8 servizi previsti risulta attivo. Eppure l’Adi è considerata cruciale per la cura dei pazienti più fragili e per alleggerire la pressione sui pronto soccorso, da mesi ormai al collasso in molte province siciliane.
Non va meglio sul fronte delle Case di comunità, già al centro di denunce e studi critici, come quello recente della Cgil. Su 164 strutture previste, solo 6 (3,7%) hanno almeno un servizio attivo, mentre appena 2 (1,2%) dichiarano di aver attivato tutti i servizi obbligatori ma senza presenza medica e infermieristica. In nessun caso, quindi, queste strutture offrono la piena assistenza prevista dal progetto originario.
Anche gli Ospedali di comunità, pensati per offrire cure intermedie e decongestionare i reparti ordinari, sono in clamoroso ritardo: su 48 programmati, solo 3 (6%) dichiarano di avere almeno un servizio operativo.
Un quadro desolante, che evidenzia ancora una volta le criticità strutturali della sanità siciliana e la difficoltà della Regione nell’attuazione dei progetti finanziati con fondi europei. Con la scadenza del Pnrr sempre più vicina, cresce il rischio che la Sicilia sprechi un’occasione storica per colmare i suoi ritardi cronici.