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15/05/2025 06:00:00

I 30 anni della Riserva delle Saline di Trapani. Un paradiso sempre sotto minaccia

Trent’anni fa, le Saline di Trapani e Paceco rischiavano di sparire sotto il peso dell’abbandono, delle speculazioni e del degrado.

L’11 maggio 1995, con l’istituzione della Riserva Naturale Orientata, si evitò una fine disastrosa: fu il risultato di una mobilitazione popolare e istituzionale che trasformò un territorio in pericolo in uno scrigno di biodiversità. Oggi, però, quell’area unica al mondo è di nuovo sotto attacco. Tra abbandono di rifiuti, incendi dolosi, scarichi abusivi e vecchie ferite mai rimarginate – come il dissalatore abbandonato a due passi dalle vasche – la Riserva festeggia i suoi trent’anni tra orgoglio e preoccupazione.

Una storia di rinascita
Dal 1995, la gestione affidata al WWF Italia ha avviato un percorso virtuoso: “Si è fatto tanto – racconta la direttrice Silvana Piacentino – ma era quello che andava fatto. Tutelare la biodiversità in un’area che è centro del Mediterraneo, lungo una delle principali rotte migratorie degli uccelli acquatici, è un dovere”. Oggi le saline ospitano oltre 230 specie di uccelli, molte rare o minacciate. I fenicotteri rosa, da poche decine, sono diventati migliaia. E non solo: “Sono aumentate le specie nidificanti, come il pollo sultano o le spatole, e sono state scoperte nuove specie, come la cavalletta Incertana drepanensis, in aree prima occupate da discariche”, aggiunge Piacentino.

Tutto questo è stato possibile anche grazie all’impegno dei salinari, custodi silenziosi di un ecosistema che vive proprio attraverso la coltivazione dell’acqua salmastra nelle vasche. È un raro esempio di convivenza tra tutela ambientale e attività produttive sostenibili.

 

 

Un simbolo internazionale
La Riserva è oggi riconosciuta a livello globale: è un sito Ramsar, area umida di importanza internazionale, ed è inserita nella rete Natura 2000 dell’Unione Europea. Nel tempo, sono stati avviati progetti di ricerca, monitoraggi scientifici, recupero ambientale, come la recente eliminazione degli elettrodotti che causavano la morte di molti uccelli migratori.

 

 

“Ma se tanto è stato fatto, tanto resta ancora da fare”, avverte Piacentino. A preoccupare è ciò che avviene fuori dal perimetro della riserva, nei suoi confini più fragili: “Se ancora oggi si interrano o si bruciano rifiuti attorno alla riserva, se le forze dell’ordine devono intervenire per reprimere abusi, allora significa che qualcosa non va. Dobbiamo cambiare il nostro rapporto con l’ambiente, capirne il valore profondo. Non è un problema solo naturalistico, ma di salute pubblica, di futuro”.

Un passato (e un presente) di ferite ambientali
Negli anni la riserva ha dovuto difendersi da speculazioni edilizie e scelte discutibili. Una su tutte: il vecchio dissalatore di Trapani, costruito proprio accanto alle saline, dentro l’area protetta. Un impianto mai realmente entrato in funzione, abbandonato da oltre dieci anni, oggi rudere di cemento a forte impatto paesaggistico. E proprio in quell’area, oggi, la Regione Siciliana intende piazzare dissalatori mobili per far fronte all’emergenza idrica.

 

“Serve una pianificazione coerente e attenta – spiega Piacentino –. In natura tutto è connesso. Ciò che accade fuori si riflette dentro la riserva. Dobbiamo correggere gli errori del passato e costruire nuove alleanze tra istituzioni, cittadini, imprese. La tutela di questo luogo straordinario riguarda tutti”.

Il futuro è una sfida collettiva
Per celebrare il trentennale, la Riserva ha organizzato una serie di eventi. Il via ufficiale sabato 10 maggio con il workshop nazionale della Rete Educazione WWF Italia, nell’ambito della campagna “Primavera delle Oasi – Il tuo BenEssere in Natura”. Un’occasione per riflettere, ma anche per rilanciare un messaggio di responsabilità.

“La natura non ha voce – conclude la direzione dell’ente gestore – ma ha bisogno della nostra. Continueremo a lavorare perché l’ambiente, la cultura e il benessere possano convivere. Il nostro futuro si gioca qui, tra queste vasche, tra i voli dei fenicotteri e la memoria di ciò che abbiamo saputo salvare”. 



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