Una perizia sulle intercettazioni della polizia che hanno portato all’individuazione del 26enne tunisino Mohamed Alì Khalifa, che pochi giorni fa è stato rinviato a giudizio dal gup del Tribunale di Marsala Sara Quittino per il tentato omicidio del 32enne Mounir Mhadhbi, che il 20 luglio dello scorso anno, a Strasatti, fu colpito al capo con una pesante arma bianca (un’accetta o una mannaia). A chiedere la perizia, quando inizierà in processo (prima udienza il 24 giugno), sarà l’avvocato difensore Vito Daniele Cimiotta, secondo il quale, essendo i dialoghi intercettati tutti in lingua tunisina, qualche frase potrebbe non essere stata ben compresa. Potrebbe, dunque, esserci
qualche errore per incomprensione nella traduzione.
“Non sono stato io a colpire in testa il mio connazionale – si è difeso l’imputato davanti al giudice Quittino - Io anzi sono stato ferito ad una gamba e mi sono risvegliato in ospedale. C’erano sette o otto persone che stavano litigando tra di loro. Magari sarà stato qualcuno di loro”. E per sottolineare la gravità della ferita subita alla gamba,
Khalifa ha aggiunto che per cinque mesi, in carcere, per muoversi ha dovuto utilizzare le stampelle. Per questa vicenda, Mohamed Alì Khalifa si trova ancora in custodia cautelare in carcere. E non può usufruire dei domiciliari perché non ha un’abitazione. Titolare del procedimento è il sostituto procuratore Giuseppe Lisella.