«Il nostro piccolo guerriero ce l’ha fatta». A scriverlo è la mamma del piccolo Alan, nato con una rara condizione di criptorchidismo bilaterale, ovvero con i testicoli non scesi nello scroto, e che, a soli 15 mesi di vita, ha già affrontato tre interventi chirurgici. L’ultimo è stato eseguito il 13 maggio 2025 all’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani. È lì che Alan è stato operato dalla dottoressa C. Maurigi e dal dottor P. Formica. «Li vogliamo ringraziare di cuore – scrive la madre – così come tutti i medici e gli infermieri, la sorellina Syria, le nostre famiglie e tutte le persone che ci hanno sostenuto in questo cammino non facile».
La storia di Alan, raccontata nei mesi scorsi da Tp24, è diventata un simbolo di forza, speranza e fiducia nella sanità pubblica che funziona.
A gennaio, avevamo narrato i primi momenti di questo percorso.
Durante la gravidanza, verso il settimo mese, un’ecografia ha rivelato una diagnosi inaspettata: ernia diaframmatica congenita. Una condizione rara in cui un’apertura nel diaframma causa la salita nel torace degli organi addominali, comprimendo il cuore e i polmoni. Una notizia devastante per ogni genitore, ma affrontata con coraggio e supporto. “Dal primo momento ci hanno informati con grande professionalità e umanità”, racconta Michela, la mamma.
La scoperta della patologia, le difficoltà emotive, ma anche l’affetto e la competenza dell’équipe trapanese. Già allora, la famiglia non aveva nascosto il proprio stupore per la tempestività e l’umanità ricevuta nei reparti pediatrici e chirurgici dell’ospedale.
A fine febbraio, un secondo aggiornamento aveva portato con sé nuove preoccupazioni ma anche nuovi successi: Alan aveva superato un altro step fondamentale grazie a controlli e cure tempestive. Il lavoro di squadra tra medici e genitori si era dimostrato ancora una volta determinante.
E adesso, finalmente, il traguardo: il terzo e – si spera – ultimo intervento. “Possiamo dire di avercela fatta” scrive la mamma. Parole semplici, ma piene di gratitudine e sollievo, che segnano la chiusura di un periodo difficile e l’inizio di una nuova fase.
Quella di Alan è una storia che commuove, ma soprattutto racconta una sanità che – quando vuole e quando può – sa farsi carico dei piccoli pazienti e delle loro famiglie, accompagnandoli con competenza, attenzione e calore umano. È anche la storia di una famiglia che ha saputo trasformare una prova dolorosa in un messaggio di fiducia e condivisione.
Perché Alan non è solo un bimbo coraggioso: è anche il volto della buona sanità, della resilienza e dell’amore.