Mafia, il governo valuta modifiche allo scioglimento dei Comuni. Piantedosi: “Ipotesi alternative”. Le opposizioni: “Scelta preoccupante”
di F. Q.
Il governo Meloni mette mano a uno dei principali strumenti di contrasto alle infiltrazioni mafiose negli enti locali: lo scioglimento dei consigli comunali. A rilanciare il dibattito è stato il ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, durante un incontro a Caivano promosso da Fratelli d’Italia: “Ci stiamo interrogando – ha dichiarato – se lo scioglimento sia sempre la misura più efficace. Stiamo valutando soluzioni alternative, come un possibile affiancamento ai sindaci da parte delle prefetture”.
L’idea è quella di introdurre una “terza via” tra il commissariamento e l’inerzia amministrativa, una sorta di accompagnamento istituzionale nei casi in cui le infiltrazioni non siano tali da giustificare lo scioglimento totale. “Non ritengo lo scioglimento in sé uno strumento che favorisce la criminalità – ha precisato Piantedosi – ma è legittimo chiedersi se i suoi effetti, dopo 18 mesi di gestione commissariale, siano sempre i migliori”.
Ma la proposta ha subito sollevato critiche. Il deputato Filiberto Zaratti, capogruppo di Alleanza Verdi-Sinistra in Commissione Affari costituzionali, l’ha definita “un’ipotesi inquietante”. Secondo Zaratti, “se ci sono le condizioni per sciogliere un Comune, non si capisce che senso avrebbe un affiancamento. Così si rischia di legittimare forme di convivenza istituzionale con amministrazioni colluse”.
Il tema, del resto, non è nuovo e riflette una sensibilità già emersa nelle posizioni della Lega, che nelle ultime elezioni politiche proponeva una modifica dell’istituto per limitare le sanzioni solo ai singoli amministratori coinvolti, anziché all’intero ente. Una visione però giudicata riduttiva: il Testo unico degli enti locali prevede infatti lo scioglimento solo in presenza di elementi “concreti, univoci e rilevanti” che attestino collegamenti o condizionamenti da parte della criminalità organizzata, tali da compromettere l’imparzialità e il buon andamento dell’amministrazione.
Il procedimento, gestito da una commissione prefettizia nominata dal Viminale, prevede un'indagine approfondita e una successiva valutazione del Consiglio dei ministri. Dal 1991 a oggi, sono stati 393 i consigli comunali sciolti per mafia, con soli 25 provvedimenti annullati. L’ultima decisione in tal senso risale ad aprile, quando sono stati commissariati quattro Comuni, tra cui Caserta e Aprilia, per “accertati condizionamenti mafiosi”.