È polemica in Sicilia per la scelta – poi ritirata – dell’assessora regionale alla Famiglia Nuccia Albano, nominata consulente medico-legale di parte nel processo che a Marsala vede imputato Alfonso Tumbarello, il medico che avrebbe avuto in cura Matteo Messina Denaro durante la latitanza. Per lui, la Direzione distrettuale antimafia ha chiesto 18 anni di carcere, con le accuse di concorso esterno in associazione mafiosa e falso ideologico.
Albano, medico legale con una lunga carriera all’Istituto di medicina legale del Policlinico di Palermo, ha annunciato di aver rinunciato all’incarico: “La mia sarebbe stata una mera assistenza tecnica. Ho accettato per una questione di colleganza, su richiesta del figlio di Tumbarello, anch’egli medico. Ma ho deciso di fare un passo indietro per evitare polemiche strumentali, che tirano in ballo anche la storia della mia famiglia, già chiarita”.
Il precedente e il retroscena
Albano era già finita al centro delle polemiche nel 2023, quando un servizio di “Report” ricordò che il padre era stato un capomafia condannato. La sua frase “non rinnego la storia di mio padre” fece scalpore, tanto da costringerla a chiarire: “Volevo dire che non rinnego mio padre, che è morto quando avevo 10 anni. Solo da grande ho scoperto del suo passato. Ho vissuto con una madre che mi ha insegnato il rispetto della legge”.
La reazione di Palazzo d’Orléans
Il presidente della Regione Renato Schifani ha commentato la rinuncia dell’assessora con un secco: “Inimmaginabile che non lo avesse fatto”, segnale evidente del disappunto di Palazzo d’Orléans per una vicenda definita “inopportuna”.
L’attacco del Pd: “Scelta eticamente sbagliata”
Il segretario regionale del Pd, Anthony Barbagallo, va all’attacco: “Chi ricopre ruoli istituzionali come un assessore regionale non può accettare incarichi che si prestano all’ambiguità. Parliamo di un imputato accusato di aver favorito il boss più ricercato d’Italia. È una questione etica, ma anche di opportunità. In casi di mafia – conclude Barbagallo – bisogna scegliere da che parte stare, senza ambiguità”.
Il processo a Tumbarello
Il procedimento giudiziario è in fase avanzata. La sentenza, inizialmente attesa nei giorni scorsi, è stata rinviata dopo che il Tribunale ha disposto una maxi perizia informatica e medico-legale, per la quale Tumbarello aveva indicato Albano come consulente.
Il contesto
Il caso ha riacceso il dibattito sulla trasparenza e sull’opportunità degli incarichi ricoperti da figure istituzionali, specie in processi che riguardano la mafia. La rinuncia di Albano ha chiuso la vicenda, ma non ha placato la polemica. Anche perché – come sottolineano le opposizioni – “il danno d’immagine per la Regione è già stato fatto”.