Occorre alzare le antenne quando in Sicilia un provvedimento amministrativo viene classificato con l’aggettivo “provvisorio”.
L’ennesima conferma ci viene dalla vicenda della scuola dell’infanzia di via Leonardo da Vinci a Salemi. Chiusa “provvisoriamente” per dei lavori riqualificazione, dopo due anni, alla domanda quando sarà riaperta, nessuno e’ stato in grado di dircelo.
Ma andiamo per ordine. Tutto ha inizio alla fine dell’anno 2023.
Dopo due anni dall’entrata in vigore del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il tanto decantato PNRR, un progetto ideato per ridare ossigeno all’asfittica stasi economica, finalmente anche a Salemi vengono avviati alcuni lavori di riqualificazione di tre plessi scolastici: quelli di Montanari, Filci e Leonardo.
Iniziati quasi nello stesso periodo, saranno marchiati da un destino diverso.
Mentre i lavori delle sedi di Montanari e Filci sono andati a buon fine in tempi accettabili, quelli della scuola dell’infanzia di via Leonardo, invece, hanno avuto un cammino tormentato, fino al punto di essere sospesi, quando tutto faceva presumere di essere arrivati al traguardo. Era il settembre del 2024.
Da quel momento, inizia il balletto delle date. La riapertura della scuola viene rinviata di mese in mese, per arrivare ai giorni attuali, quando ad una nostra specifica domanda ci hanno risposto allargando le braccia. Un gesto che piu’ eloquente non potrebbe essere.
Ci sono state delle varianti in corso d’opera, ci e’ stato detto, come a indicare le cause del ritardo. Burocraticamente i lavori sono stati interrotti con una consegna “parziale”. Quando ci sarà quella definitiva? Nessuno sa dirlo.
Una mancanza di informazioni che diventa ancora piu’ grave se si pensa che nell’attuale Amministrazione comunale sono presenti quasi tutti i rappresentanti delle formazioni politiche regionali e nazionali sia di maggioranza e sia di opposizione.
In queste condizioni politiche, non ci dovrebbe essere ostacoli di alcun tipo,Salemi dovrebbe essere un cantiere aperto tutto l’anno, le strade urbane non dovrebbero essere dissestate come mai lo sono state, la rete idrica peggio di un colabrodo con una grande quantità di acqua potabile che viene persa lungo le tubature prima di raggiungere le case degli utenti.
Ed invece, non si riesce a sapere nemmeno quando avrà termine il disagio di questi 77 alunni che si protrae da due anni scolastici, da quando dalla scuola dell’infanzia di via Leonardo furono trasferiti in via “provvisoria” in quattro aule del plesso della scuola primaria Cappuccini. Che non si trattasse di una soluzione ottimale ne erano consapevoli tutti, le autorità scolastiche e comunali. Una scelta obbligata.
Parliamo di “disagi” perché i locali dove sono strati trasferiti questi ragazzini non sono stati costruiti per ospitare una scuola dell'infanzia. La cui struttura, notoriamente, è diversa da quella delle scuole primarie e secondarie.
L’ utilizzazione degli spazi e la loro suddivisione e’diversa. Quelli che vengono detti tecnicamente “campi di esperienza” hanno bisogno di una distribuzione diversa degli spazi. Per non parlare della mancanza di una cucina e di un refettorio che ha creato ulteriori criticità.
L’esiguo finanziamento di appena 843.700,00 euro, autorizzava a immaginare una durata breve dei lavori, con un rientro degli alunni nella loro scuola d’origine di via Leonardo, 2, se non durante l’anno scolastico in corso, senza dubbio in quello successivo 2024/25.
E come se non bastasse, sono state segnalate nel frattempo anche alcune criticità nel servizio di ristorazione scolastica.
A segnalarle piu’ volte al sindaco Scalisi e al dirigente scolastico Amico sono state le rappresentanti delle classi 1,2,3 di san Leonardo, di San. Fsco di Paola, 1A e 1B di Ulmi.
Le citiamo sommariamente. Nel primo esposto del 28 gennaio del 2025 mettevano in risalto alcune disfunzioni riguardanti il menu della mensa. In particolare, scrivevano, che la cotoletta di carne si presentava con un colore nerastro, con un sapore e un odore sgradevoli. Stessa cosa per la frutta. E quindi le ritenevano immangiabili e concludevano con la richiesta del rimborso.
Qualche mese dopo, il 25 febbraio per la precisione, le rappresentanti delle classi di San Leonardo e San F.sco di Paola chiedevano nuovamente al sindaco la modifica del menù per evitare che finisse nella spazzatura. Gran parte dei ragazzi rifiutava il cibo. Non accettavano il tipo di pesce servito, in alternativa suggerivano i cosiddetti bastoncini. Sostengono che vengono serviti dei piatti non adatti ai piccoli, come ad esempio, pasta con le acciughe salate, oppure pasta alla siciliana, una sorta di pasta alla norma. Chiedevano in alternativa l’inserimento nel menù della “pasta con il formaggino”, ma anche semplici richieste come quella frullare i piselli o le verdure, di ridurre lo spessore delle rotelle delle carote nella pasta, di conoscere gli ingredienti dei piatti. E, per finire, invocavano un incontro chiarificatore con la nutrizionista.
Passano i mesi, ma senza un risultato concreto, vengono ignorate tutte le richieste.
A questo punto, noi di TP24, veniamo contattati dalle rappresentanti di classe, mamme di questi bambini. Ci dicono che vogliono rendere tutta la vicenda fin dall’inizio. Dal trasferimento della scuola fino ai primi giorni di maggio, quando la questione della mensa scolastica diventa all’ordine del giorno.
Tanto e’ vero che la “Serenissima ristorazione”, la società di Vicenza che gestisce la ristorazione scolastica di Salemi, oltre ad altri 500 Comuni, ritiene necessario di organizzare un incontro sull’argomento mensa, cosa che secondo noi avrebbe dovuto fare all’inizio dell’anno scolastico e non quasi alla fine.
Le rappresentanti di classe di San F.sco di Paola e San Leonardo ci hanno detto di non avere ricevuto l’invito, come tutti gli altri plessi, il 30 aprile del 2025, ma alle 15:25 del 4 maggio 2025. Un disguido?
L’invito era per una riunione fissata per le 15:00 del 5 maggio presso il centro Kim del Comune. Giorno e orario purtroppo coincidenti con quelli della riunione dell’organo collegiale scolastico, convocata da una settimana, e che, come si sa, e’ formato da tutti i docenti dello plesso della scuola dell'infanzia e dai rappresentanti dei genitori per ciascuna sezione.
Non avendo il dono dell’ubiquità, all’incontro con la dietista organizzato della Serenissima, dei due plessi menzionati solo una mamma partecipa. Le altre quando, al termine dell’organo collegiale, hanno raggiunto il Centro Kim alle 17:00 circa non trovando più nessuno in sala. Un incontro che avrebbe dovuto e potuto avere una partecipazione maggiore.
Nel frattempo le incomprensioni nella somministrazione dei pasti sono continuate, il riso, il tipo di pesce non viene accettato dai bambini e viene buttato, le paste in bianco si moltiplicano, al punto che si minaccia di eliminarle o addirittura di prescrivere l’obbligo di un certificato medico.
Per alcuni giorni abbiamo la sensazione che non si esca da questo vicolo cieco, da questo tunnel dell’incomprensione e di non avere uno sbocco positivo.
Una incertezza che comincia a svanire dopo un intervento da parte dei due rappresentanti del Consiglio comunale.
Il presidente Calogero Angelo, da una parte con una visita nel plesso proprio all’ora del pranzo, e la vice Federica Armata dall’ altra parte . Entrambi, con interventi diversi ma convergenti, hanno avuto il merito quanto meno di mettere un punto fermo sulla questione, da cui ripartire per mettere al centro di ogni discussione il benessere dei bambini.
I primi effetti, piccoli ma abbastanza significativi, si sono intravisti con il miglioramento.
Della qualità del pesce, ad esempio, e una tolleranza maggiore per la scelta del menù. Fermo restando che la conoscenza degli ingredienti ancora non sono indicati. Sono state tolte le erbacce che infestavano l’ingresso e l’atrio, ricettacoli anche di zecche segnalate da qualche mamma, nonostante l’avvenuta disinfestazione .
Ma che la diserbatura debba avvenire dietro segnalazione e non perché faccia parte di una programmazione, specialmente in un sito educativo, e’ qualcosa che non si può sopportare.
Ma il merito va dato alle mamme che hanno dimostrato di appartenere ad una nuova generazione che non accetta piu’ il vecchio detto siciliano "Munnu ha statu e munnu è", che indica rassegnazione, accettazione delle cose che non vanno che sono tantissime.ù
Sono queste donne protagoniste di una giusta e sacrosanta battaglia che ha lo scopo di fare ritornare i loro figli alla scuola di appartenenza di via Leonardo. Una delle cause, se non la principale, delle lamentele sulla mensa deriva dal fatto che il cibo arriva sui tavolini dei bambini impacchettato e non scodellato all’istante.
In una realtà come quella nostra, se un gruppo di persone dimostra di non accettare questa fatalistica visione della realtà, o viene isolato dal conformismo dominante, o addirittura viene aggredito verbalmente da chi esercita il potere in modo arrogante, come e’ avvenuto.
I genitori, le mamme dei ragazzi della scuola d’infanzia di Leonardo sono tra coloro che non hanno mai accettato l’immobilità’ delle cose. Non vogliono che il provvisorio diventi definitivo. Non si sono mai rassegnate.
Lo diciamo a chiare lettere, queste donne non stanno lottando solo per i loro bambini ma anche per quelli degli altri, per la società.
Bisogna ringraziarle, queste donne, altro che boicottarle come qualcuno ha tentato di fare e vorrebbe continuare a farlo
Franco Ciro Lo Re