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04/06/2025 07:57:00

 Mafia: 16 arresti nel mandamento di Porta Nuova

Un duro colpo è stato inferto alla rete mafiosa palermitana con una vasta operazione condotta dai carabinieri del comando provinciale, coordinata dalla Direzione distrettuale antimafia di Palermo. L’intervento ha portato all’esecuzione di 29 misure cautelari nei confronti di soggetti ritenuti coinvolti a vario titolo in attività criminali di stampo mafioso. Per 16 indagati è stato disposto il carcere, mentre per altri 13 sono stati imposti l’obbligo di dimora e la presentazione periodica alla polizia giudiziaria.

Le accuse comprendono reati come associazione mafiosa, traffico di droga, estorsioni, gestione illecita del gioco d’azzardo, violenze, danneggiamenti e detenzione di armi. Tutti i reati contestati sono aggravati dal metodo mafioso. L’indagine si inserisce nel solco tracciato dall’operazione “Grande Inverno”, che nel febbraio scorso aveva portato all’arresto di oltre 180 persone, rivelando una fitta rete criminale ancora pienamente operativa.

L’attività investigativa, svolta tra il 2023 e il 2025, ha fatto emergere una realtà inquietante: la struttura di Cosa nostra non solo resiste, ma si evolve, mantenendo i legami con le tradizioni storiche dell’organizzazione – dai rituali interni alle modalità di controllo del territorio – e al tempo stesso adattandosi alle nuove tecnologie per eludere i controlli delle forze dell’ordine.

Secondo quanto emerso dalle indagini, il mandamento di Porta Nuova, da sempre uno dei più influenti nella mappa mafiosa cittadina, mantiene un ruolo centrale nella gestione del traffico di stupefacenti e delle scommesse illegali online, attività che assicurano ingenti profitti al sodalizio. Gli investigatori sottolineano anche la presenza capillare sul territorio, con un controllo esercitato attraverso minacce, violenze e imposizioni economiche agli operatori locali.

I membri dell’organizzazione criminale – rilevano gli inquirenti – sono in grado di utilizzare canali digitali per le comunicazioni, cercando così di sottrarsi alla sorveglianza investigativa. Allo stesso tempo, non rinunciano alla forza fisica per affermare la propria autorità, come dimostrano i numerosi episodi documentati di pestaggi e atti intimidatori.

Un altro aspetto preoccupante emerso dall’inchiesta riguarda la disponibilità di armi da parte degli affiliati, con casi di compravendita oltre che semplice detenzione. La gestione del traffico di droga è regolata in maniera rigorosa: i pusher sono obbligati ad approvvigionarsi tramite canali autorizzati dal mandamento o, in alternativa, a pagare un “tributo” mafioso, pena ritorsioni spesso violente.

Infine, l'inchiesta conferma il peso crescente dei mandamenti cittadini rispetto a quelli della provincia, in un contesto criminale in cui le dinamiche interne evolvono senza perdere l’efficacia delle strutture gerarchiche tradizionali.