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10/06/2025 23:29:00

 Trapani, marito violento condannato a due anni: “Ti rovino, prima o poi ti ammazzo”

 Una condanna a due anni di reclusione per maltrattamenti in famiglia. Si è concluso così, al Tribunale di Trapani, il processo a carico di M. S., accusato di aver perseguitato e aggredito per anni la moglie. La pena detentiva è stata convertita in lavori di pubblica utilità presso un ente indicato dall’Ufficio di esecuzione penale esterna.

Il procedimento ha preso avvio dalla denuncia sporta dalla donna il 6 agosto 2022, quando decise di separarsi dal marito, dopo anni di violenze e intimidazioni. In realtà, già nel 2019 aveva manifestato la volontà di porre fine al matrimonio, ma – come spesso accade – era tornata sui suoi passi, tentando una convivenza pacifica che si è rivelata impossibile: liti frequenti, tensioni crescenti e un clima domestico insostenibile l’avevano infine spinta a rifugiarsi presso l’abitazione della madre.

Da quel momento l’incubo non ha fatto che peggiorare. L’uomo, incapace di accettare la separazione, aveva cominciato a molestarla sistematicamente. Secondo la ricostruzione della Procura, si era persino introdotto a casa della suocera passando da una finestra al piano terra, e aveva minacciato anche la psicologa cui la donna si era rivolta per ricevere supporto.

Nel settembre 2022, il giudice per le indagini preliminari aveva disposto nei confronti dell’uomo il divieto di avvicinamento e l’uso del braccialetto elettronico. Ma neppure questo aveva fermato la sua condotta persecutoria: gli episodi di minacce e insulti continuarono, con frasi come: «Ti spascio tutta e poi mi denuncio, mi faccio la galera, ti rovino. Te ne puoi andare da Trapani, tanto prima o poi ti ammazzo».

Una spirale di terrore fatta di violenze psicologiche e fisiche: spinte, schiaffi, intimidazioni costanti. Una vita da incubo per la donna, che nonostante tutto non si è arresa e ha trovato la forza di denunciare. Oggi la condanna rappresenta un primo passo verso il riconoscimento delle sue sofferenze. Ma la storia, come tante altre, riaccende il riflettore su una piaga che continua a consumarsi nel silenzio delle mura domestiche.