Si terrà oggi, martedì 11 giugno, alle ore 15, presso il Tribunale di Trapani, una nuova e delicata udienza del processo per la morte di Giorgio, il bambino di cinque anni deceduto nel giugno del 2024 all’ospedale “Di Cristina” di Palermo. L’imputato è il pediatra Antonio Eros Somma, accusato di omicidio colposo per presunta negligenza nell’assistenza sanitaria fornita al piccolo.
L’udienza odierna segue quella particolarmente intensa tenutasi nei giorni scorsi, in cui sono stati ascoltati il padre di Giorgio, Salvatore D’Angelo, e acquisita la querela presentata dalla madre, Ambra Luna Laneri. Entrambi i genitori hanno confermato in aula la grave preoccupazione che li aveva spinti, tra il 26 e il 27 giugno 2024, a consultare due volte il medico per le condizioni di salute del figlio. Secondo quanto emerso finora, il pediatra avrebbe diagnosticato una semplice gastroenterite, nonostante la febbre alta e il vomito persistente. Il giorno successivo, Giorgio è stato ricoverato e da quel momento non è più uscito vivo dall’ospedale.
L’udienza di oggi sarà cruciale per la fase istruttoria: saranno ascoltati tre testimoni, tra cui il consulente tecnico del pubblico ministero, che potrebbe fornire un primo inquadramento medico-legale delle presunte responsabilità professionali.
Il procedimento è seguito con profonda attenzione, non solo dai familiari, ma anche da un’opinione pubblica scossa dalla tragedia e dalle sue implicazioni. L’avvocato della famiglia, Massimiliano Fabio, ha più volte sottolineato la volontà dei genitori di affrontare con dignità e fermezza il processo, nel tentativo di “ottenere giustizia per Giorgio” e fare luce su quanto accaduto in quei giorni drammatici.
L’udienza si preannuncia emotivamente densa e fondamentale per il prosieguo del processo. Il giudice dovrà valutare le testimonianze alla luce delle prove già acquisite e delle lacune diagnostiche segnalate dai familiari del piccolo. Sul banco degli imputati, oltre alle azioni individuali, è idealmente seduta anche una sanità che, secondo l’accusa, avrebbe fallito nel garantire il diritto alla cura a un bambino di cinque anni.