Trapani chiede, Misiliscemi non risponde. E l’ATI, l’Assemblea Territoriale Idrica, prende carta e penna e richiama ufficialmente il sindaco Tallarita per non aver rispettato gli impegni presi in Prefettura sulla gestione dell’emergenza idrica. A innescare il caso è stata la richiesta formale del Comune di Trapani di spegnere le pompe dell’impianto Marracco il 15 giugno alle ore 14. Una misura già concordata, utile ad alleggerire la pressione sulla rete e dare respiro al centro storico trapanese, dove da settimane l’acqua non arriva o arriva con un filo di pressione. Ma da Misiliscemi silenzio assoluto. Nessuna comunicazione formale, e secondo quanto riferito da Palazzo d’Alì, neppure una risposta telefonica alle chiamate dell’assessore Guaiana.
Il risultato? La rete resta sbilanciata. Trapani riceve 140 litri al secondo per una popolazione di 45.000 abitanti, ma in alcune zone – soprattutto nel centro – basta un calo minimo per mandare in crisi l’intero sistema. Misiliscemi, che di abitanti ne ha 8.400, continua invece a riceverne 38. Una sproporzione che l’amministrazione Tranchida definisce non più tollerabile, soprattutto se sommata all’assenza di collaborazione. Gli accordi firmati a marzo in Prefettura parlavano chiaro: spegnere Marracco in caso di necessità, avviare interventi strutturali (come un grande cisternone) e collaborare per un piano di gestione condivisa. Ma ad oggi, nulla si è mosso. Nessuna progettazione, nessun RUP designato, nessun confronto istituzionale.
Ora l’ATI promette di convocare un’assemblea straordinaria dei sindaci, con all’ordine del giorno regole nuove: soglie minime garantite, criteri di compensazione e sanzioni per chi non rispetta gli impegni. Il tutto mentre a Trapani i rubinetti restano asciutti e le temperature salgono. Ma per cooperare, servono almeno due interlocutori.