Il 2025 verrà ricordato nel Trapanese come l’anno della siccità e della crisi idrica permanente. Un’emergenza che non è esplosa all’improvviso, ma che ha accompagnato mese dopo mese cittadini, imprese e amministrazioni locali, trasformando la mancanza d’acqua in una condizione quasi ordinaria. Dall’inverno fino all’autunno inoltrato, Trapani e buona parte della provincia hanno vissuto una lunga sequenza di guasti, razionamenti, autobotti e polemiche istituzionali, sullo sfondo di una siccità strutturale e di una gestione delle risorse che ha mostrato tutti i suoi limiti.
L’inizio dell’anno: un sistema fragile che scricchiola
Già nei primi mesi del 2025 il sistema idrico trapanese mostrava segni evidenti di fragilità. Le piogge insufficienti, l’abbassamento degli invasi e una rete di distribuzione vetusta hanno reso sempre più frequenti le riduzioni di portata e i turni di erogazione. Una situazione che, in molti comuni, veniva considerata temporanea, ma che in realtà anticipava una crisi ben più profonda. Trapani, capoluogo di provincia, ha iniziato l’anno con un equilibrio precario, sostenuto da pozzi e serbatoi già sotto stress. Bastava poco – un guasto, un blackout, una rottura – per far saltare l’intero sistema.
Trapani ripiomba nell’incubo autobotti
La svolta negativa arriva tra la primavera e l’inizio dell’estate, quando un grave guasto alla condotta Bresciana manda in tilt la distribuzione idrica. Trapani resta a secco per ore, poi per giorni. Interi quartieri senz’acqua, l’ospedale Sant’Antonio Abate, Misiliscemi, l’Aeronautica e persino Favignana colpite dal blackout idrico.
Il sindaco Giacomo Tranchida parla di un danno “gravissimo”, causato durante lavori di manutenzione, che ha provocato un calo di pressione e l’allagamento degli impianti. La capacità dei pozzi si riduce del 50%, mentre l’unica alternativa, l’apporto da Monte Scuro, copre appena il 10% del fabbisogno. Torna così lo spettro già noto: 50 litri d’acqua al giorno per persona, il minimo vitale previsto dalla legge regionale, ma insufficiente per una vita quotidiana normale.
Le immagini sono quelle già viste negli anni precedenti: autobotti nelle strade, cittadini con bidoni e taniche, fontane pubbliche prese d’assalto. Il tutto nel pieno della stagione turistica, con eventi sportivi e flussi di visitatori che rischiano di saltare.
“L’acqua è diventata un lusso”
La crisi idrica colpisce duramente anche il settore turistico. Nel centro storico di Trapani, gestori di case vacanza e strutture ricettive denunciano disservizi continui. C’è chi investe migliaia di euro in serbatoi aggiuntivi, aumentando la capienza idrica privata, senza però riuscire a garantire l’acqua agli ospiti.
Le segnalazioni parlano di turni saltati, linee telefoniche irraggiungibili, PEC come unica forma di comunicazione con il servizio idrico. In piena alta stagione, l’acqua diventa un fattore di incertezza che mette a rischio prenotazioni, reputazione e investimenti. Trapani, città che vive anche di turismo, scopre così quanto l’emergenza idrica sia un freno allo sviluppo.
Autunno: il caso Garcia e “errore di calcolo” che fa esplodere la crisi
Se l’estate ha mostrato la fragilità del sistema urbano, l’autunno 2025 svela il cuore del problema: la gestione degli invasi, a partire dalla diga Garcia. Secondo quanto emerso, i dati sulle riserve idriche sarebbero stati clamorosamente sovrastimati. Dai 3 milioni di metri cubi dichiarati si passa a poco più di 500 mila: una “pozzanghera”, come viene definita dopo un sopralluogo. Un errore che ha conseguenze immediate e pesantissime: acqua distribuita all’agricoltura quando avrebbe dovuto essere conservata per l’uso potabile, comuni dell’entroterra ridotti alle autobotti, portate dimezzate e stop improvvisi all’erogazione. Il deputato Davide Faraone parla di “dati falsati” e annuncia iniziative per accertare responsabilità.
Le accuse alla Regione
Il clima si fa incandescente. Il sindaco di Trapani attacca duramente la Regione Siciliana, parlando non di errore ma di “orrore”: milioni di metri cubi d’acqua sottratti alla riserva potabile, mentre 20 comuni hanno rischiato di restare senz’acqua. Intanto si è fatto ricorso ai ripari con soluzioni emergenziali: collegamenti tra invasi, rilanci dei pozzi, uso del dissalatore, che però arriva in ritardo e con costi elevati. La proposta di convogliare l’acqua depurata verso l’agricoltura resta sul tavolo, così come il tema del costo dell’acqua dissalata, che non può ricadere solo sui cittadini trapanesi.
Il paradosso Trinità: acqua che finisce in mare
A rendere ancora più amara la crisi è il paradosso che si consuma alla diga Trinità, dove, nonostante le piogge, l’acqua in eccesso viene scaricata a mare per limiti di sicurezza mai aggiornati. Manutenzioni non effettuate, burocrazia e rimpalli di responsabilità impediscono di aumentare la capienza utilizzabile. Così, mentre i rubinetti restano a secco, l’acqua dolce viene sprecata.
Autobotti e Protezione Civile: l’emergenza diventa sistema
Nel frattempo, la Protezione Civile distribuisce milioni di litri d’acqua con decine di autobotti in tutta la provincia. Un impegno enorme che fotografa però una realtà inquietante: l’emergenza non è più eccezione, ma normalità. Un sistema tampone che tiene, ma che non può sostituire una rete idrica efficiente e una pianificazione seria.
Il 2025 si chiude così come era iniziato: con l’acqua razionata, le polemiche aperte e le soluzioni strutturali ancora lontane. La crisi idrica nel Trapanese non è più solo una questione climatica, ma il risultato di anni di scelte rinviate, manutenzioni mancate e gestione emergenziale.