E’ il sabato mattina dell’otto giugno dello scorso anno quando alcuni in piazza Liberta’ gridarono al miracolo! Strizzarono gli occhi più volte per sincerarsi di avere visto bene. Non si trattava di un abbaglio. Le scale mobili del piazzale Peppino Impastato si muovevano per davvero. Non era un miraggio e men che mai di un miracolo, ché il buon Dio ha ben altri grattacapi di cui occuparsi. Non avevano torto ad avere pensato ad un intervento soprannaturale, pero’.
Le scale, come d’incanto cominciarono a salire e scendere e senza che alcuno ne aveva fatto cenno, lo avesse preannunciato. Eppure si trattava di un evento eccezionale. Come mai nemmeno un comunicato stampa?
Gli estremi c’erano tutti per esultare. Erano passati ben 17 anni da quando I lavori per la loro costruzione erano stati aggiudicati da un’impresa salemitana, la Icosem.
Scelta che si rivelerà non tra le migliori, a cominciare dal mancato rispetto dei tempi di fine lavori, previsti dal capitolato d’appalto entro l’anno successivo. Ma anche per questioni di insolvenze salariali e sentenze giudiziarie (operai, ad esempio, vantavano un credito di ventimila euro!) in cui l’impresa era coinvolta per altri lavori.
Costata al contribuente un milione e 800 mila euro circa, di cui il 90% finanziato dall’Assessorato regionale alle Opere Pubbliche, e la restante parte a carico del comune di Salemi, nonostante l’eccessivo tempo trascorso, non si intravedeva mai all’orizzonte l’arrivo della data di consegna dell’opera ai cittadini.
Le scale restavano immobili come i sassi in una spiaggia fissi nel tempo, avrebbe detto il poeta. Nel periodo “rivoluzionario” di Sgarbi -Toscano, parve muoversi qualcosa. Si vociferò di una variante che avrebbe previsto l’eliminazione della galleria trasparente dentro cui avrebbero “girato” le scale, così come dal progetto originario. Troppo costoso e antiestetico, la motivazione. Al suo posto, un “ tetto giardino”, una sorta di giardino pensile. Idea pero’ durata lo spazio di una notte (il tempo di lavoro prediletto dell’allora sindaco). Per mancanza di risorse finanziarie, dissero. A nulla valsero i nostri ripetuti servizi sulla vicenda. Su tutto calava una cortina di silenzio. Intanto la notorietà dell’opera oltrepassava i confini cittadini, il quotidiano “la Repubblica” in un servizio del 2014 aveva inserito “la scala immobile” tra le nove opere siciliane incompiute piu’ eclatanti.
Ma torniamo al “miracolo annunciato” di Piazza Liberta’ di un anno fa, e precisamente nello spazio che i salemitani chiamano “OVU”.
(Per chi non sa, l’OVU e’ lo spazio che si trova su una sopraelevata al centro della piazza (Chianu) che un tempo assumeva ad una funzione sociale, un punto d’incontro tra amici ma anche tra contraenti affari economici e di altra natura. Oggi si e’ trasformato in un melanconico spartitraffico, attorno al quale, nonostante il divieto, stazionano perennemente auto, alcune anche con le ruote poggiate sul rialzo). Ebbene, il miracolo venne gridato tra il consueto crocchio di persone che stabilmente presidiano l’ “Ovu”!
Come dare loro torto? Erano trascorsi 17 anni dall’aggiudicazione dei lavori e le scale rimanevano fisse nella loro immobilità, la metafora di una Sicilia in perenne attesa, disse qualcuno. Passato l’entusiasmo del primo momento, uno del gruppo maliziosamente fece notare che erano alla vigilia delle elezioni comunali. L’indomani 10 giugno i salemitani si sarebbe recati alle urne per eleggere il nuovo sindaco e il nuovo Consiglio comunale. Fino ad insinuare che poteva trattarsi di un maldestro escamotage elettoralistico. Una ipotesi improbabile che si sarebbe ritorta contro l’autore dell’inganno, dal momento che appena due giorni dopo il risultato elettorale, le scale ritornarono allo loro stato di immobilità.
Tanto rumore per nulla, quindi? Non si trattava di una manovra di basso livello elettorale, come sospettato. Lo abbiamo escluso allora, continuiamo a farlo oggi. Mettere in funzione le scale solo per un paio di giorni, e poi bloccarle, si sarebbe opposto a qualsiasi logica. Sarebbe stata un’offesa all’intelligenza, anche se in terra di Pirandello, quasi sempre la realtà si confonde all’apparenza.
E tuttavia, ad un interrogativo grande quanto una montagna una risposta coerente e definitiva occorre darla. Intanto, partendo da un dato oggettivo che nessuno può ignorare, dall’esistenza di un NULLA OSTA rilasciato il cinque giugno del 2024, quattro giorni prima che si gridasse al miracolo sull’Ovu di Piazza Liberta’.
Aveva quel decreto il potere di dare il via libera all’apertura al pubblico esercizio delle “scale mobili”? Piu’ precisamente, a partire da quel momento, poteva l’impianto FW79 scala mobile marca TECNO, modello TLL 303-800 iniziare a collegare il parcheggio di via Schillaci (quota 0,00 m), ed il piazzale intermedio ( quota 7,80 m) sottostante Piazza della Libertà (quota 15,60 m)? Una domanda oziosa la nostra o legittima? Occorre dare una risposta trasparente alle domande che i cittadini “cum tacent, clamant”? Domande che esigono delle risposte certe e, se e’ necessario, archiviare l’intera vicenda come un brutto incidente di percorso e scrive la parola “fine”.
L’ultima volta che ci siamo occupati di questa storia scrivemmo che l’amministrazione comunale avrebbe chiuso la storia, affidando alcuni lavori di adeguamento della struttura agli standard di sicurezza richiesti dalle normative vigenti, giusto come aveva richiesto dall’Ustif. Furono recuperati 70 mila euro circa per quei lavori. Era la primavera del 2021. Tre anni dopo, e’ arrivato il NULLA OSTA.
Da quel momento sono trascorsi 365 giorni. Cosa e’ successo ancora che ha ne impedito un regolare funzionamento.
Di recente siamo stati in Umbria, visitando anche Perugia, ed Assisi, cittadine molto simili orograficamente al nostro “borgo” (come tanti oggi che preferisco definire quella che una volta con orgoglio veniva chiamata Citta’ “libera et immune”).
Ebbene i due centri umbri hanno fondato la mobilità quotidiana su un sistema diffuso di scale mobili e ascensori. Tutto perfettamente funzionante e con una presenza notevole di forestieri.
Qualche anno fa, un turista in visita nella nostra Salemi cosi mi scrisse: “Sono stato a Salemi; non c'ero mai stato prima. Un bellissimo castello, un centro storico delizioso, ma, appena si arriva, nella piazza principale, vieni invitato a posteggiare in un apposito spazio posto sotto ... vado ... posteggio e ... trovo una scala mobile per ritornare in piazza: ma la scala mobile immobile! Anche l'ascensore era immobile! Appena salito (a piedi) in piazza chiedo ai passanti: da quando è stata realizzata ... mai messa in esercizio, rispondono. Ma ... a parte l'impatto ambientale in una zona fortemente caratterizzata dalla storicità degli edifici ...una volta realizzata ... non si poteva mettere in esercizio? Ma perché i suoi cittadini permettono tutto questo?”
Già. Perché i cittadini di Salemi permettono tutto questo? Ci fu un momento della storia cittadina salemitana, dopo il terremoto del 1968, in cui si cominciò a discutere sul futuro del centro storico. Tra le tante ipotesi avanzate, ci fu la proposta avveniristica sponsorizzata da un noto politico locale, che fu anche sindaco e deputato.
Il progetto prevedeva la costruzione di un viadotto a due corsie a forma di anello simile a quelli del pianeta Saturno, attorno alla via Amendola e la via Francesco Crispi, partendo dalla via Schillaci (proprio quella vicino alle scale di cui abbiamo raccontato) per sboccare in due tronconi, uno dalle parti della via San Biagio e l’altra nella via Catusano.
Il progetto fu attuato solo in parte, procurando alla fine gli effetti nefasti che il centro storico ha subito e le cui conseguenze negative ancora oggi sono sotto gli occhi di tutti. Anche in questo caso la domanda che il forestiero poneva: “Perché i cittadini di Salemi permettono tutto questo?” sarebbe validissima.
Qualcuno ha scritto che i siciliani sarebbero discendenti degli Dei, avendo lasciato orme indelebili di infinita bellezza.
Chissà se i nostri posteri penseranno la stessa cosa di noi.
Franco Ciro Lo Re