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07/08/2025 06:00:00

Porto di Selinunte, ecco perché il cumulo di posidonia è ancora lì

 Perché il cumulo di posidonia abbancato lungo il molo del porto di Marinella di Selinunte è ancora lì, nonostante il sindaco Lentini, i primi di giugno, avesse diffidato la Regione Siciliana a terminare i lavori? E soprattutto, perché scaduto quel termine di 15 giorni, il comune di Castelvetrano non ha agito in via sostitutiva e con addebito, così come aveva anticipato?

 

La questione non è delle più semplici, ma qui proveremo a dare delle risposte.

 

L’ultimo smaltimento è costato alla Regione circa 750 mila euro quando, qualche mese fa, la posidonia della bonifica precedente fu trasferita dal vecchio polo tecnologico di Castelvetrano, dove era stata stipata provvisoriamente, a discarica autorizzata. Insomma, troppi soldi.

E allora per risparmiare, nell’ultima bonifica, l’idea iniziale era quella di usare un’idrovora, una sorta di pompa per aspirare la posidonia dall’acqua del porto e gettarla dall’altra parte del molo. Nessun inquinamento. Così almeno ha detto la caratterizzazione del rifiuto fatta dagli uffici regionali.

Ma la cosa non ha funzionato, perché dopo una giornata di maltempo che ha intasato il porto più di quanto si prevedeva, la massa di posidonia era diventata troppo grande e mista a sedimenti sabbiosi. Si è scelto allora di bonificare in modo tradizionale. E tradizionalmente, le masse estratte si sarebbero dovute trasferire “temporaneamente” di nuovo al Polo. Ma c’è un problema: il Polo è stato nel frattempo venduto alla Srr di Trapani provincia sud (la società che regolamenta il servizio di gestione rifiuti). E la Srr ha negato il trasferimento, dal momento che vuole monetizzare la struttura vendendola o dandola in gestione a terzi. Insomma, chi se la sarebbe presa con i depositi di posidonia sotto i capannoni?

 

Intanto, con 50mila euro la Regione riesce a conferirne 750 metri cubi (niente di che, qualche camion) ad una centrale di compostaggio. Mentre la Srr a Marzo, forse sentendosi un po’ in colpa, riapre uno spiraglio e offre un’area del sito, ma a condizione che il comune o la Regione la dotino di pavimentazione e sistemi di raccolta dei sedimenti, in modo che la posidonia venga collocata su una superficie che non dreni nel terreno. Ma per quest’intervento ci vorrebbero troppi soldi e così la soluzione sfuma.

 

Il Dipartimento Infrastrutture della Regione, elabora allora un piano B:  un progetto più ampio, del valore di oltre 10 milioni di euro, destinato a risolvere i problemi di tutti i porti siciliani, incluso quello di Selinunte: conferire la posidonia presso una centrale di compostaggio, trasformandola in… fertilizzante. In teoria, il costo per Selinunte si aggirerebbe intorno ai 300mila euro, meno della metà di quanto sarebbe costato il trasferimento in discarica. Già, in teoria. In pratica invece, a metà maggio, tutto si ferma al Dipartimento Programmazione.

 

Uno stallo che il sindaco Lentini di Castelvetrano, tenta di sbloccare con una diffida. In tanti si sono chiesti il perché, visto che il governo della Regione è della stessa area politica della sua maggioranza locale. Ci sono attriti? E’ finito il feeling? Lo abbiamo chiesto all’assessore comunale di Castelvetrano, Davide Brillo. Ci ha risposto così: “La scelta di diffidare la Regione con l’ordinanza non è stata una decisione mirata a danneggiare la figura politica. Prima di emanarla siamo andati a dialogare con l’assessore Aricò e fu lui stesso a spingerci, dicendo che se non c'era altra strada si doveva procedere in questo modo. Nessuna contrapposizione quindi, questa diffida non è un’azione contro il singolo personaggio politico, ma una scelta a tutela del territorio”.

Abbiamo approfittato per chiedere all’assessore Brillo come mai, trascorso più di un mese dalla scadenza dei termini della diffida, quella montagna di posidonia sia ancora lì.

Le ragioni principali sono due – ha affermato – Una è il costo complessivo del conferimento, circa 270mila euro, che è un onere rilevante per le casse comunali. L’altra è che l’ordinanza è diventata esecutiva in piena stagione turistica. E siccome ci hanno detto che l’intervento richiederebbe non meno di 15 giorni lavorativi, trasformando l’area portuale in un cantiere con almeno otto viaggi di camion al giorno, senza contare il cattivo odore che produrrebbe la movimentazione delle masse di posidonia, il sindaco ha deciso di rimandare l’intervento alla seconda metà di settembre”.

 

Ma siamo proprio sicuri che queste masse siano adatte per essere trasformate in compost? Secondo una ditta incaricata dalla  Regione, che a febbraio scorso ha effettuato la cosiddetta caratterizzazione della posidonia, sì: il rifiuto sarebbe biodegradabile.

Anche perché, in teoria, già al momento dell’estrazione dai fondali, tutti gli altri rifiuti sarebbero stati separati e smaltiti a parte. Però oggi dai cumuli spuntano diverse bottiglie di vetro, flaconi di plastica, cassette di polistirolo ed altro. Ci piace pensare che si trovino soltanto sulla superficie della massa abbancata. In ogni caso, il privato che dovrà riceverla, farà un sopralluogo di controllo, prima di firmare il contratto.

 

Siamo dunque ancora lontani dalla soluzione, ritardata da intoppi tecnici, costi elevati e lentezze burocratiche. Ma anche se domani mattina, una super squadra di operai, con mezzi all’avanguardia, riuscisse a portar via il cumulo in una mattinata, tra meno di due mesi tornerà l’autunno. Tornerà lo scirocco. Il porto si intaserà di nuovo ed il ciclo ricomincerà, tra le proteste dei pescatori e le promesse dei politici.

 

Egidio Morici