"Tutti per uno, uno per tutti". Il celebre motto che d'Artagnan pronuncia nel celebre romanzo di Alexandre Dumas "I tre moschettieri", è sovvenuto leggendo un post social del presidente del consiglio dei ministri italiano -PdC- che riguarda il famigerato caso Almasri.Il suo contenuto: "Oggi mi è stato notificato il provvedimento dal Tribunale dei ministri per il caso Almasri:[...].I giudici hanno archiviato la mia sola posizione, mentre dal decreto desumo che verrà chiesta l’autorizzazione a procedere nei confronti dei Ministri Piantedosi e Nordio e del Sottosegretario Mantovano. Nel decreto si sostiene che io "non sia stata preventivamente informata e (non) abbia condiviso la decisione assunta": e in tal modo non avrei rafforzato "il programma criminoso". Si sostiene pertanto che due autorevoli Ministri e il sottosegretario da me delegato all’intelligence abbiano agito su una vicenda così seria senza aver condiviso con me le decisioni assunte. È una tesi palesemente assurda.
A differenza di qualche mio predecessore, che ha preso le distanze da un suo ministro in situazioni similari, rivendico che questo Governo agisce in modo coeso sotto la mia guida: ogni scelta, soprattutto così importante, è concordata. È quindi assurdo chiedere che vadano a giudizio Piantedosi, Nordio e Mantovano, e non anche io, prima di loro.Nel merito ribadisco la correttezza dell’operato dell’intero Esecutivo, che ha avuto come sola bussola la tutela della sicurezza degli italiani. L’ho detto pubblicamente subito dopo aver avuto notizia dell’iscrizione nel registro degli indagati, e lo ribadirò in Parlamento, sedendomi accanto a Piantedosi, Nordio e Mantovano al momento del voto sull’autorizzazione a procedere."
L'antecessore a cui fa riferimento la Meloni è Giuseppe Conte, che nella vicenda Open Arms, recentemente approdata in cassazione, ha sconfessato la decisione di Salvini che non fece sbarcare i migranti. Sicuramente come rivendicato dal PdC circostanza analoga politicamente, ma non giuridicamente perché sul criminale libico pendeva un mandato d'arresto della Corte Penale Internazionale, i migranti non avevano commesso nessun crimine. Nel merito della decisione il tribunale dei ministri ha disposto l'archiviazione perché "gli elementi indiziari" non sono "dotati di gravità, precisione e concordanza tali da consentire di affermare in che termini e quando la presidente del Consiglio sia stata preventivamente informata e abbia condiviso la decisione assunta in seno alle riunioni, rafforzando con tale adesione il programma criminoso", e "che gli elementi acquisiti nel corso delle indagini non consentano di formulare una ragionevole previsione di condanna, limitatamente alla posizione della sola presidente del Consiglio Giorgia Meloni", tanto per il reato di favoreggiamento che per quello di peculato.
“Dalle sommarie informazioni del prefetto Caravelli, il quale ha riferito che la presidente del consiglio era stata sicuramente informata mentre per il resto si è limitato ad esprimere una valutazione (ritengo, sulla base di indicazioni che mi dava il sottosegretario Mantovano, che fosse d'accordo) senza, tuttavia, specificare quali fossero state le indicazioni ricevute su cui aveva fondato una simile valutazione - non compare alcun dettaglio o elemento valutabile circa la portata, natura, entità e finalità dell'informazione, specie sotto il profilo della sua condivisione delle 'decisioni' adottate". La Meloni era a conoscenza dei fatti ma non ha esercitato nessuna azione diretta per indirizzare la decisione,e non esiste un atto formale pubblico a tal proposito. Siamo al paradosso per il collegio è assente una "ragionevole previsione di condanna" ma Giorgia alias Dartagnan vuole essere processata.
Vittorio Alfieri