Una conferma di condanna e un annullamento con “rinvio” a diversa sezione di Corte d’appello di Palermo sono state sentenziate dalla quinta sezione penale della Corte di Cassazione nel processo che ha visto imputati i marsalesi Andrea Caltagirone e Francesco Paolo D’Amico, entrambi di 29 anni, per furto in abitazione e resistenza a pubblico ufficiale (agenti di polizia). D’Amico anche per potenziali violazioni alla normativa antimafia.
Lo scorso 28 novembre, la Corte d’appello di Palermo, riformando la sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale di Marsala solo nel trattamento sanzionatorio, ma riconoscendo colpevoli i due imputati per fatti commessi a Marsala il 9 maggio 2019, aveva condannato il Caltagirone a 3 anni di reclusione e a 950 euro di multa, e il D’Amico a 5 anni e 3 mesi, con una multa di 1.450 euro. Entrambi, attraverso i loro
difensori, hanno fatto ricorso in Cassazione.
E la Suprema Corte ha giudicato “meritevole di accoglimento” il solo ricorso del D’Amico, rinviato ad una diversa sezione della Corte d’appello di Palermo, dichiarando invece “inammissibile” il ricorso del Caltagirone, che è stato condannato anche al pagamento delle spese processuali, nonché di 3 mila euro in favore della Cassa delle
ammende. Il sostituto procuratore generale della Cassazione Perla Lori aveva chiesto di dichiarare inammissibili i ricorsi e di correggere l’errore materiale contenuto nel dispositivo relativo alla pena applicata ad Andrea Caltagirone. Al furto avrebbe partecipato un terzo malvivente, rimasto però ignoto perché all’arrivo della polizia riuscì a fuggire. Venne inseguito dagli agenti, ma riuscì a dileguarsi.