Secondo il nuovo report ISTAT 2025 sulle migrazioni interne e internazionali, il Mezzogiorno ha perso nel biennio 2023-2024 oltre 116mila residenti, di cui 107mila giovani laureati trasferitisi al Centro-Nord. La Sicilia pesa per il 24% di questo esodo. Anche la provincia di Trapani paga un prezzo alto: scuole e famiglie investono nella formazione dei ragazzi, ma il territorio non riesce a trattenerli. Il paradosso è evidente: i nostri istituti scolastici e universitari formano giovani preparati, con competenze tecniche, linguistiche e digitali, ma il sistema economico locale non offre abbastanza opportunità per valorizzarli. Così, una volta conseguito il diploma o la laurea, molti scelgono di fare le valigie e cercare altrove le prospettive che qui non trovano.
I numeri dell’ISTAT parlano chiaro: tra il 2019 e il 2023 192mila italiani tra i 25 e i 34 anni sono emigrati all’estero, a fronte di soli 73mila rientri. Il saldo netto è negativo per 119mila giovani, e se si guarda ai soli laureati, la perdita è di 58mila unità. Nel Mezzogiorno il fenomeno è ancora più marcato: negli ultimi cinque anni si sono persi 132mila giovani laureati, di cui 107mila partiti verso il Centro-Nord. La Sicilia, insieme a Campania e Puglia, è tra le regioni più colpite: un giovane meridionale su quattro che lascia il Sud per il Nord proviene dall’Isola. Molti si trasferiscono in Lombardia, Emilia-Romagna o all’estero, attratti da stipendi più alti e maggiori possibilità di crescita professionale.
A livello locale, anche Trapani vive questa emorragia di capitale umano. Istituti tecnici ed economici, licei e università continuano a sfornare diplomati e laureati di talento. In questi anni il territorio ha investito in laboratori innovativi, percorsi PCTO e progetti legati al PNRR, formando competenze preziose nel digitale, nella gestione aziendale e nel turismo. Tuttavia, gran parte di questi ragazzi sceglie di partire, lasciando un vuoto che le imprese locali faticano a colmare. Per un’area come la Sicilia occidentale, già segnata da tassi di disoccupazione giovanile elevati, il rischio è quello di restare priva della propria linfa vitale: i giovani istruiti, risorsa essenziale per costruire sviluppo, diventano invece il motore della crescita di altri territori.
La sfida, ora più che mai, è trattenere e valorizzare questi talenti. Creare lavoro qualificato, investire in innovazione e collegare il mondo della scuola e quello delle imprese locali sono condizioni indispensabili per trasformare la “terra di partenza” in una terra di futuro.