L’ultimo dato certo sui NEET, cioè sui giovani tra 19 e i 35 anni che non studiano né lavorano, dice che in Sicilia la percentuale sfiora il 28%. Una quota calcolata da Istat per il 2023, e riportata nell’ultimo rapporto BES dedicato all’isola. La media italiana, che è per altro tra le più alte in Europa, è pari al 15.2%. Perciò è evidente che in Sicilia il problema è strutturale e rischia – se non l’ha già fatto – di condizionare l’intero sviluppo economico e sociale dell’isola.
Ora però, per tentare di invertire la rotta, il Ministero del lavoro e delle politiche sociali punta tutto sull’intelligenza artificiale. Nasce così AppLI, un’app pensata per guidare i ragazzi nella ricerca di un percorso formativo o professionale. Stando ai comunicati ufficiali, AppLi propone un vero e proprio coach virtuale che sarà disponibile – a partire da metà settembre – ventiquattr'ore su ventiquattro, su tutti i dispositivi mobili.
Come funziona AppLI
Concretamente, il chatbot AI del Ministero integra i database dei Centri per l’Impiego, e propone agli utenti sia le offerte presenti nei CPI che quelle di altre piattaforme. Ma non si limita a mostrare gli annunci di lavoro: AppLI promette anche di accompagnare i ragazzi nella scrittura del curriculum e persino di metterli alla prova con colloqui simulati. Inoltre, come ogni sistema di intelligenza artificiale generativa, anche AppLI si “allena” con l’uso. In altre parole, più a lungo interagisce con il singolo utente, più sarà in grado di personalizzare le risposte e di offrire così un’esperienza credibile, simile a quella di un coach in carne e ossa.
Le promesse, ma pure i limiti
Sulla carta, AppLI ha le carte in regola per funzionare perché intercetta due trend forti. Da un lato c’è l’attuale fascinazione per l’AI, che oggi viene usata – soprattutto dalla Gen Z – come tutor, psicoterapeuta e persino come amico virtuale. Dall’altro lato c’è l’aspetto della gamification, su cui il Ministero fa leva: un modello di interazione che utilizza le dinamiche del gioco per trasformare un’attività emotivamente frustrante – come lo è la ricerca di un lavoro – in un’esperienza a modo suo stimolante.
Può davvero funzionare? La domanda resta aperta. Perché i giovani, in Sicilia e altrove, non entrano nella categoria NEET soltanto per mancanza di un impiego. Dietro al fenomeno c’è invece un intreccio di cause personali e sociali, che vanno dalla povertà delle famiglie all’isolamento geografico, e includono spesso la mancanza di una rete sociale e un sistema che alimenta aspettative economiche irrealizzabili. A questo si aggiungono le condizioni del mercato del lavoro attuale, che in Sicilia è ancora troppo fragile e spesso impone contratti precari o malpagati.
Un coach virtuale può allora aiutare sul piano emotivo e motivazionale. Ma il nodo di fondo resta: l’offerta di lavoro, in Sicilia, è spesso inadeguata. E non offre lo stimolo che serve per cambiare direzione.
Un progetto sperimentale
Secondo quanto fa sapere il Ministero del Lavoro delle Politiche Sociali, AppLI è stata sviluppata secondo un modello di design partecipativo che ha visto la collaborazione di oltre 200 operatori dei Centri per l’Impiego. L’entusiasmo degli addetti ai lavori è palpabile. E i primi feedback, raccolti tra febbraio e giugno su un campione di 2000 ragazzi, sembrano essere positivi.
Ai giovani siciliani ora resta da capire se si tratta di un aiuto concreto o l’ennesima soluzione calata dall’alto.
Daria Costanzo