La notte del 29 maggio 2023, quando si chiusero i seggi delle comunali a Trapani, è tornata sotto la lente della magistratura. L’ex assessore Emanuele Barbara è stato ascoltato dagli inquirenti per oltre due ore, ricostruendo i momenti concitati dello scrutinio.
Barbara non usa la parola “brogli”, ma situazioni poco chiare. Oggi racconta: «Quella notte ero all’Ufficio elettorale, alla scuola San Francesco di Paola. Vidi persone entrare e uscire, fogli passare di mano in mano, numeri scritti e riscritti a penna. Al 21° giorno la mia lista passò da 3 a 2 seggi. Noi abbiamo continuato a pensare di essere stati derubati di un seggio. Di certo ci furono passaggi strani, con riflessi pesanti sulla distribuzione dei consiglieri».
Al centro delle contestazioni ci sono due liste: I Democratici (oggi rappresentata dall'assessore Giuseppe Pellegrino e dalla consigliera Marzia Patti) e Trapani al Centro (riferimento a Peppe La Porta).
Liste che, inizialmente sotto la soglia del 5%, furono poi riammesse con un voto in più. Un dentro-fuori che durò settimane: prima l’entusiasmo, poi la delusione, infine il rientro. Proprio per questo Barbara e il suo legale, Natale Pietrafitta, presentarono tre memorie al presidente del seggio n. 1. Tutte rigettate.
Il dettaglio che alimenta i sospetti resta l’errore del seggio 30: 499 votanti, ma 524 voti validi. Un’anomalia che avrebbe dovuto abbassare il quorum e rafforzare i Democratici, ma che invece alimentò conteggi alternati e un “report informale” che cambiava gli equilibri.
In quella scuola c’era anche l’assessore Enzo Abbruscato, che Barbara cita come presente. Lui replica con fermezza: «Sono passati quasi due anni e mezzo – ha spiegato – e a distanza di tempo mi pare doveroso ribadire, per trasparenza e rispetto della cittadinanza, che la mia presenza nei seggi era del tutto normale. È una prassi consolidata che candidati e rappresentanti di lista si rechino nei seggi a scrutinio chiuso per verificare i numeri. Non c’è stato nulla di illecito, tanto che la vicenda è stata già oggetto di ricorsi, memorie e di una sentenza del Tar».
Abbruscato ha respinto anche le insinuazioni che continuano a circolare sui social: «Nella vita puoi fare errori politici o valutazioni sbagliate, ma non commettere reati. Le voci di corridoio non hanno fondamento: ero in buona compagnia di altri candidati e i giudici hanno già chiarito la vicenda. Stiamo valutando con i miei legali se procedere contro alcune offese e tentativi di diffamazione che circolano sui social».
La miccia, però, è stata accesa. Maurizio Miceli, candidato sindaco del centrodestra nel 2023 e oggi consigliere comunale, cavalca la denuncia: «Hanno vinto grazie al loro sistema di potere e, forse, anche con i brogli elettorali. Mi rivolgo direttamente alle forze dell’ordine: ascoltino Barbara, facciano piena luce. Perché se le elezioni sono state truccate, il Comune va sciolto».
E proprio subito dopo il responso delle elezioni che proclamò Tranchida sindaco, proprio Miceli aveva presentato un ricorso esplosivo: 25 pagine fitte di contestazioni, sezione per sezione, per 30 seggi complessivi. Un ricorso in cui sosteneva la violazione non solo dell’art. 97 della Costituzione, ma anche degli articoli 31, 35, 36, 48 e 50 del decreto legge del Presidente della Regione Siciliana del 20 agosto 1960.
«Abbiamo fatto una verifica con il mio staff sui verbali di scrutinio – dichiarava allora Miceli – e abbiamo rilevato una superficialità clamorosa nella raccolta dei consensi e nella loro stesura. Per rispetto dei 10.000 trapanesi che mi hanno votato, non potevo lasciare nulla di intentato. Chiediamo al Tar di ripristinare l’autenticità del consenso elettorale. Se ci daranno ragione, si tornerà a votare in almeno 30 sezioni. Ci sono errori marchiani e grossolani, degni del circo Bargoni».
Il ricorso, se accolto, avrebbe potuto annullare l’elezione di Tranchida e riportare alle urne migliaia di elettori. La materia è finita davanti al Tar, che ha poi respinto le contestazioni.
Dal fronte Pd, la risposta è netta: Pellegrino e Patti parlano di «illazioni prive di fondamento» e ricordano che la Commissione elettorale centrale, presieduta da un magistrato, ha già verificato tutto e proclamato i risultati. Ma Barbara non si arrende: annuncia che renderà pubbliche le tre memorie di allora. «Perché tutti – dice – devono farsi un’idea di cosa accadde quella notte».
Due anni e mezzo dopo, il nodo resta lì: quella notte del 29 maggio, tra fogli scritti a penna e numeri che cambiavano, Trapani vide nascere una delle sue pagine più opache. Oggi la voce di Barbara riporta tutto a galla, e la città torna a chiedersi se davvero quella elezione fu cristallina.
Le anomalie in sintesi
- Seggio 30: 499 votanti, 524 voti validi.
Sbarramento del 5%: Democratici e Trapani al Centro prima sotto, poi sopra per un voto.
Report alternativo: alza il quorum da 1.257 a 1.263, esclude i Democratici e favorisce Barbara.
Post di Marzia Patti (1° giugno 2023): “Non abbiamo superato il quorum”, salvo poi rientrare.
Ventunesimo giorno: la lista Barbara passa da 3 a 2 seggi, Democratici dentro.
Ricorsi: - Barbara presenta 3 memorie (rigettate).
- Miceli contesta 30 sezioni (ricorso respinto).
- Mangano (Amo Trapani) presenta ricorso contro i Democratici (inammissibile).
- Barbara e Pietrafitta ricorrono di nuovo contro i Democratici (non accolto).