«I mulini delle saline: identità in bilico, senza fondi e senza tempo». È l’appello dell’Ente gestore della Riserva naturale delle saline di Trapani e Paceco, affidata al WWF Italia, che torna a denunciare un rischio concreto: i mulini stanno crollando e con loro la cartolina che ha reso Trapani riconoscibile nel mondo.
I mulini non sono semplici manufatti privati: sono monumenti di paesaggio, parte di una riserva naturale riconosciuta a livello internazionale. L’immagine delle cupole che svettano tra i cumuli di sale, i fenicotteri rosa che si specchiano nelle vasche e i tramonti che incendiano l’acqua non è solo bellezza: è identità, è memoria collettiva. Eppure quella stessa immagine oggi «sta sbiadendo per i continui crolli».
PNRR e PAF, i fondi che possono salvare i mulini
Il PNRR è il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, il programma con cui l’Italia utilizza le risorse europee di Next Generation EU. Tra le sue misure c’è l’investimento 2.2 “Protezione e valorizzazione dell’architettura e del paesaggio rurale”, dedicato a interventi di recupero come quelli dei mulini.
Il PAF è invece il Programma di Azione e Finanziamento previsto per l’attuazione delle misure di conservazione dei siti Natura 2000. Serve a proteggere habitat e specie, ma può finanziare anche la manutenzione straordinaria e il restauro di manufatti inseriti nelle riserve naturali.
L’Ente gestore delle saline ha chiesto sin dal 2022 che questi strumenti venissero usati insieme, per un piano organico di recupero. «Le saline sono un museo a cielo aperto», scriveva allora Silvana Piacentino, direttrice della Riserva, sottolineando che «ciò che resta dei circa cento mulini un tempo presenti lungo la costa necessita di essere salvaguardato».
Dalle sollecitazioni ai progetti approvati
A maggio 2022 l’Ente gestore ha incontrato i privati, convincendoli a partecipare al bando PNRR. I progetti sono stati presentati, la Riserva ha rilasciato i Nulla Osta con prescrizioni, ha sollecitato integrazioni e chiesto ai SUAP di riattivare procedimenti a rischio archiviazione. In parallelo, l’ente ha promosso iniziative culturali: Giornate Europee dei Mulini, mostre fotografiche, incontri.
Tutto sembrava avviato. Ma a bloccare il percorso non sono state mancanze dei privati né dell’ente gestore, bensì i ritardi della Regione Siciliana.
Il corto circuito dei trenta giorni
Il Decreto MEF del 6 dicembre 2024 stabilisce che i fondi PNRR debbano essere erogati entro 30 giorni dalla richiesta. Nella realtà quei trenta giorni diventano mesi. Gli anticipi non sono arrivati, i cantieri non sono partiti. I beneficiari, tra cui la proprietaria della Salina Galia-Canino, non hanno la liquidità per sostenere le spese. «Senza fondi non possiamo rispettare il cronoprogramma» è la denuncia.
È questo il corto circuito: una legge c’è, le regole sono chiare, ma la macchina regionale non le applica. Il rischio è duplice: perdere i finanziamenti già assegnati e lasciare che i mulini continuino a crollare.
Identità in pericolo
La direttrice Piacentino lo aveva previsto già nel 2022: «I mulini sono emblema identitario del territorio trapanese. Non vanno restituiti alla funzione originaria, ma devono essere salvati come simbolo di paesaggio e di memoria». Oggi i mulini ancora in piedi nel territorio comunale si contano sulle dita di una mano. Ogni inverno aggiunge crepe, ogni estate consuma legni e malte. Le maestranze in grado di rifare pale e cupole in legno sono rare: non si possono chiamare all’ultimo momento.
Un patrimonio fragile che però è anche un’occasione: la valorizzazione internazionale delle saline, già riconosciute Ramsar, può aprire la strada a un percorso UNESCO. Ma senza azioni immediate il traguardo sfuma.
La settimana decisiva
In settimana la questione approderà in Regione Siciliana. Il dirigente generale del Dipartimento dei Beni culturali, Mario La Rocca, ha assicurato che se ne discuterà. Una data che diventa spartiacque: o si sbloccano i pagamenti e si chiede una proroga al Governo e all’Unione Europea, o il rischio è che i fondi tornino indietro e i mulini restino ruderi.
Una responsabilità collettiva
Oggi la priorità è rispettare la legge dei trenta giorni, attivare i pagamenti, garantire ai privati la possibilità di aprire i cantieri. Poi servirà una proroga, perché i tempi tecnici per restauri così complessi non coincidono con le scadenze dei bandi. Infine occorre pensare al dopo: un piano di manutenzione programmata che impedisca di tornare all’emergenza.
«Non torneranno più a svolgere la funzione originaria legata al sale», sottolinea l’Ente gestore, «ma devono essere salvati e valorizzati come simbolo di Trapani e della sua storia».