Trapani come la Los Angeles dei romanzi dark di Ellroy. Assai più piccola, eppure ugualmente cattiva e perfida. Stessa febbre: potere, soldi e segreti.
Il sentimento che l'abbraccia è la paura. Paura di veder spiattellati i propri scheletri, di finire in un audio di WhatsApp, in una foto compromettente, in una nota vocale che gira di telefono in telefono, in un bilancio poco trasparente o uno scrutinio con più voti che votanti, uno screenshot, l'incubo del nuovo millennio.
Trapani sembra tornata ai vecchi fasti del passato orrendo, alla città dei misteri, set naturale de La Piovra. Mancano, per fortuna, le pallottole. Per il resto, non ci si risparmia nulla.
Investigatori privati, dicono, si aggirano tra bar e studi legali a raccogliere brandelli di pettegolezzi da impacchettare come prove. Ragazzini setacciano i social. Il porta e riporta la fa da padrone. Trapani pettegola si strafoga dei propri pettegolezzi: overdose da maldicenza, ogni giorno più pesante. Trapani bulimica. Trapani grande cortile. Organizza gruppi di lettura per distinguere il falso dal quasi falso e dal verosimile, mentre l’ennesima diretta social illumina i salotti come forse solo Quelli della Notte. Solo che lì c’era il genio gentile di Arbore; qui c’è solo odio ridicolo che tracima.
Uno parla come un predicatore armato di microfono, minaccia tribunali e promette pace ai morti, acqua ai vivi e cittadelle dello sport ai tifosi, come una personale Ligny-sur-Mer.
L'altro replica da burocrate accerchiato, nel suo fortino di carte bollate e comunicati. In mezzo, la città: tifosi che vogliono solo vincere la domenica e fanculo “er monno infame”; parvenu smodati in cerca dell’ultima vetrina di visibilità; vecchie volpi che non si arrendono alla pellicceria; la piccola questua di chiede anche cinquanta euro per mettere insieme pranzo e cena.
Qualcuno ci ha provato, senza esito, a riportare la sfida a regole minime di rispetto. Troppo grande lo scontro, troppo velenoso il terreno, insondabile la profondità dei mezzi che si stanno usando. Perfino chi è abituato a domare emergenze, ha dovuto arretrare davanti a uno spettacolo che somiglia più a un incontro di wrestling, ridicolo e sgargiante, che a una contesa istituzionale.
Non è importante immaginare chi la spunterà: lo spettacolo messo in scena rende tutti perdenti. La questione è semmai fin dove riusciranno a scavare. Da qui la paura che attanaglia Trapani.
Il vero gong, però, chi lo può suonare? Qui non siamo a Capitol Hill: la piazza a Trapani non funziona, lo abbiamo visto. Puoi vendere anche mille cappellini (prima, però, devi pagare il fornitore) che tutto fa brodo e soldi, ma la spallata non è roba.
Nessuno dei contendenti, questo è chiaro, è in grado di sferrare il colpo del KO.
Intanto Trapani osserva, sussurra e ascolta. Trema. Di paura e di eccitazione.
Ogni bar è un ufficio investigativo improvvisato. Ogni tavolino un’aula di tribunale. Ogni messaggio che rimbalza tra i telefoni vorrebbe essere una bomba a orologeria.
Se fosse una serie Netflix, Trapani Confidential sarebbe questo: un mosaico di segreti, allusioni e sospetti. Una città che non sa più distinguere la cronaca dallo spettacolo, la minaccia dal proclama, il pettegolezzo dalla prova. Una città che vive nell’attesa del colpo di scena. Sperando che sia quello definitivo.
Trapani mastica voci e risputa sospetti. Ogni giorno più velenosi, ogni notte più osceni. Tutti temono qualcosa. La città si guarda allo specchio e si vede con la lingua sporca di maldicenze.
Nessuno comanda più davvero.
E allora, il vero finale forse non lo scriveranno i comunicati né i comizi. Potrebbe scriverlo un faldone che parte da lontano, una pietra d'inciampo che diventa valanga, il lavoro sotterraneo di qualcuno che non conosce il mare di Trapani ma riconosce l’odore di marcio quando lo sente. Forse una montagna di carte travolgerà questi anni di bullismo esercitato da tutti e condannato da nessuno.
Quando quel gong suonerà, non ci sarà più tempo per slogan e minacce, per carte bollate e canestri all'ultimo secondo: sarà un colpo secco, un suono metallico che segnerà la fine dello spettacolo.
E Trapani resterà lì, con i suoi segreti sparsi sul pavimento come cocci di bottiglia. Chi saprà calpestarli, senza sanguinare, lui, sarà il vincitore.
Nicola Biondo
Giacomo Di Girolamo