Per il secondo anno consecutivo il Monte Bonifato e la Riserva Naturale Bosco d’Alcamo sono rimasti indenni dai roghi che in passato hanno devastato il territorio. Merito della “guardianìa popolare”, un’iniziativa dal basso che ha visto l’impegno diretto di cittadine e cittadini per proteggere la montagna.
Durante l’estate appena conclusa, 28 volontari hanno presidiato l’area in dieci giornate considerate a rischio per la presenza di forti venti, garantendo un totale di 58 ore di sorveglianza. Muniti soltanto di giubbotti catarifrangenti e blocchi per annotare le targhe dei veicoli in transito, hanno svolto un’azione di deterrenza che si è rivelata efficace: nessun incendio è stato appiccato nelle zone coperte dalla loro presenza.
L’esperienza, nata lo scorso anno alla Funtanazza e poi sgomberata dalla Provincia, è stata ripresa da un nuovo gruppo di volontari locali e di altre regioni. L’iniziativa ha dimostrato di avere un impatto concreto, superiore – secondo i promotori – a strumenti più costosi come i droni, spesso annunciati ma raramente operativi.
Rispetto al 2023, i volontari hanno notato una maggiore presenza degli operai forestali, degli addetti provinciali e della Polizia Municipale. Con il servizio civile e la forestale si è instaurata una collaborazione costruttiva, mentre il dialogo con Comune e Provincia è rimasto difficile.
Gli attivisti denunciano in particolare la mancata risposta del Comune di Alcamo alle segnalazioni inviate via PEC, riguardanti discariche abusive ai piedi del Monte Bonifato. Proprio da una di queste, nella zona Sasi, è partito l’unico incendio della stagione.
«Ci sono cittadine e cittadini che impiegano tempo ed energie a titolo volontario e gratuito – sottolineano – ma ciò non esime le istituzioni dalle loro responsabilità».
Il nodo della Funtanazza
Resta inoltre aperta la questione della Funtanazza, luogo simbolico da cui ha preso vita l’esperienza della guardianìa. I volontari chiedono maggiore trasparenza alla Provincia e ribadiscono la volontà di non arrendersi di fronte all’inazione istituzionale:
«Non abbiamo intenzione di subire passivamente il dolore per ciò che è andato in fumo – affermano –. Continueremo a difendere il Monte Bonifato e il Bosco d’Alcamo con l’impegno dal basso». L’associazione Muschio Ribelle, promotrice dell’iniziativa, auspica ora che la collaborazione con gli enti locali possa diventare stabile, così da unire le forze contro il rischio incendi e garantire un futuro più sicuro al territorio.