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28/09/2025 02:00:00

Cetacei spiaggiati in Sicilia, serve una legge regionale

Una rete di intervento esiste già, ma in Sicilia manca ancora un riconoscimento ufficiale. Per questo si torna a chiedere una legge regionale che istituzionalizzi anche sull’isola la Rete nazionale spiaggiamenti di cetacei, già attiva dal 2015 e formalmente sostenuta da diverse altre regioni, come la Sardegna.

Una proposta che arriva direttamente dal Cnr-Ias di Torretta Granitola, nel territorio di Campobello di Mazara, dove nei giorni scorsi si è svolto un corso di formazione per operatori e istituzioni coinvolti nelle operazioni di soccorso e recupero dei cetacei spiaggiati.

 

Un’emergenza sottovalutata

Solo nel 2024, in Sicilia si sono registrati 16 spiaggiamenti di cetacei. E nei primi nove mesi del 2025 sono già 12 gli esemplari rinvenuti lungo i 1.600 chilometri di costa dell’Isola. Una tendenza che allarma i ricercatori e rende sempre più urgente una risposta strutturata da parte delle istituzioni regionali.

 

Il corso: formazione e simulazioni sul campo

L'iniziativa – la prima del genere in Sicilia – è stata organizzata dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale del Piemonte, Liguria e Valle d’Aosta, dal suo omonimo in Sicilia, dal Dipartimento di Biomedicina comparata e alimentazione dell’Università di Padova e dal Cnr-Ias.

Per due giorni, ricercatori universitari, operatori della Guardia Costiera, delle Asp e dei Comuni hanno affrontato, anche con simulazioni reali, le procedure corrette da adottare in caso di spiaggiamento: dalla messa in sicurezza dell’animale, al recupero e alla valutazione medica per stabilire se rilasciarlo o praticare l’eutanasia, come spiegato dal veterinario Guido Pietroluongo dell’Università di Padova.

 

Una rete c’è, ma manca una legge

«Da più parti si avverte l’esigenza di una norma regionale che riconosca la rete – spiega Roberto Puleio, direttore dell’Istituto Zooprofilattico della Sicilia – anche per garantire un sostegno economico stabile a un sistema che coinvolge tanti enti pubblici».
Al momento, infatti, sono i Comuni a doversi fare carico delle spese più elevate, soprattutto per lo smaltimento delle carcasse.

 

Salvataggi improvvisati? Attenzione: sono pericolosi

Un altro aspetto emerso durante il corso riguarda i frequenti tentativi di salvataggio da parte di cittadini e turisti, spesso non preparati, che rischiano di compromettere la sicurezza degli animali e delle persone.
«Troppa disinformazione – ha detto ancora Pietroluongo –. È necessario affidarsi a personale specializzato e seguire le procedure internazionali».

 

Cosa accade quando un cetaceo si spiaggia

Quando un delfino o un altro cetaceo finisce sulla costa, scatta l’allerta: si attiva la collaborazione tra Istituto Zooprofilattico, Cnr-Ias, Asp, Guardia Costiera e Comune. Il primo obiettivo è valutare lo stato dell’animale. Se possibile, viene aiutato a tornare in mare. In caso contrario, il medico veterinario dell’Asp decide come procedere.