L’indegno intervento di Benjamin Netanyahu all’Assemblea delle Nazioni Unite
Dopo Trump, Macron e la Meloni, è arrivata l’ora del primo ministro israeliano, ricercato dalla Corte penale internazionale per crimini di guerra e contro l’umanità commessi contro la popolazione civile della Striscia di Gaza. Allo show hanno assistito in pochi, perché i rappresentanti di parecchi Paesi l’hanno boicottato lasciando la sala poco prima che Bibi iniziasse a parlare.
Dieci capi di Stato e di governo, fra cui quelli di Francia, Gran Bretagna, Australia e Canada, alleati di lunga data di Israele, avevano iniziato la loro settimana al Palazzo di Vetro riconoscendo formalmente lo Stato palestinese e rilanciando la soluzione a due Stati.
Netanyahu è stato sferzante: “Gli israeliani non commetteranno un suicidio nazionale consentendo la creazione di uno Stato palestinese”. Sostenere l’idea “sarà un marchio di vergogna per tutti voi” perché invia il messaggio “che uccidere gli ebrei paga”. Invece, l’operazione Carri di Gedeone è la “resistenza” sionista.
Bibi indossava una spilla contenente un QR code con il quale si potevano visionare le immagini dell’altrettanto ignobile pogrom del 7 ottobre, per il quale la richiesta è stata chiara e feroce: “Lasciateci finire il lavoro a Gaza”. Ma la Striscia non è solo Hamas: è di circa due milioni di persone, e Hamas non serve la causa palestinese, si serve della causa palestinese.
Nuovamente Netanyahu si è fatto aiutare da “elementi scenici” per la sua illustrazione: una mappa che mostrava gli alleati iraniani in Medio Oriente, finanche un quiz, al quale ha chiesto la risposta per alzata di mano a domande su cartelli da lui mostrati.
“Chi grida ‘morte all’America’? A. L’Iran; B. Hamas; C. Hezbollah; D. Gli Houthi; E. Tutte le risposte. La risposta corretta è E. Tutte le risposte”.
E ancora: “Seconda domanda. Chi ha ucciso americani ed europei a sangue freddo? A. Al Qaeda; B. Hamas; C. Hezbollah; D. Iran; E. Tutte le risposte. La risposta esatta è ancora E”. Poi ha aggiunto: “Molti leader che pubblicamente ci condannano, privatamente ci lodano: so che dentro di voi sapete che Israele sta combattendo la vostra battaglia”.
Nel frattempo, all’esterno del Palazzo di Vetro, migliaia di persone sfilavano contro la guerra a Gaza con un corteo partito da Times Square, esploso in applausi alla notizia che molti delegati avevano disertato il discorso.
Ad abbandonare l’Assemblea generale è stato anche Yehuda Cohen, padre del soldato israeliano Nimrod Cohen, ancora ostaggio di Hamas. Impeccabile la sua analisi: “Anch’io me ne sono andato e ho continuato a manifestare all’esterno. Netanyahu racconta solo bugie, come il circo che ha creato con i cartelli che agitava e il ridicolo quiz. Usa sempre metodi a buon mercato e si è anche assicurato che ci fossero molti dei suoi sostenitori in tribuna. Il suo discorso è stato insensato e il risultato è che Israele è in un avanzato processo di isolamento dal mondo”.
È stato fatto notare che le poche potenze mondiali rimaste nella sala, tra cui Usa e Regno Unito, non erano comunque presenti con funzionari di alto livello.
Lunedì 29 settembre Netanyahu incontrerà Donald Trump alla Casa Bianca. Il presidente degli Usa ha dichiarato che sono “molto vicini a un accordo su Gaza, forse anche alla pace. Penso che sia un accordo che riporterà indietro gli ostaggi. Sarà un accordo che porrà fine alla guerra”. Ma il tycoon americano è lo stesso che, all’Onu appena qualche giorno fa, ha sostenuto di aver fatto terminare sette guerre.
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