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29/09/2025 09:00:00

Oltre il firewall IT: perché la cybersecurity delle infrastrutture critiche richiede un approccio diverso

Negli ultimi anni la sicurezza informatica è diventata una priorità non solo per le aziende private, ma soprattutto per tutte le realtà che gestiscono infrastrutture critiche: energia, trasporti, sanità, servizi idrici. La crescente digitalizzazione ha portato a un aumento esponenziale dei punti di vulnerabilità, trasformando sistemi un tempo isolati in ambienti connessi, quindi più esposti a minacce esterne.

Se un tempo il firewall poteva essere considerato la barriera principale contro gli attacchi informatici, oggi questo approccio risulta non sufficiente. I cyber-criminali hanno affinato le tecniche, quindi sanno sfruttare sia le debolezze tecniche, che i fattori umani e le catene di fornitura. Per affrontare sfide come questa, servono soluzioni integrate e partner fidati, come Jampel, che uniscano tecnologia avanzata, monitoraggio continuo e formazione.

La vulnerabilità delle infrastrutture critiche
Le infrastrutture critiche hanno una caratteristica che le rende particolarmente delicate: la loro interruzione comporta effetti immediati sulla collettività. Un blackout elettrico, un blocco nei trasporti ferroviari o un malfunzionamento dei sistemi sanitari digitali non si traducono solo in perdite economiche, ma in rischi concreti per la sicurezza dei cittadini.

A questo si aggiunge la trasformazione degli impianti industriali tradizionali in sistemi sempre più automatizzati e connessi. L’adozione di tecnologie IoT e di piattaforme cloud, se da un lato migliora l’efficienza, dall’altro apre nuove superfici di attacco. Non c’è da sorprendersi, quindi, se a livello internazionale si registrano forti incrementi degli attacchi mirati alle infrastrutture, spesso orchestrati da gruppi con interessi geopolitici.

Perché i modelli tradizionali non bastano più
La difesa perimetrale basata su firewall e antivirus era concepita per un mondo IT centralizzato, in cui le reti aziendali erano facilmente delimitabili. Oggi la realtà è radicalmente diversa: i lavoratori accedono da remoto, i sistemi si integrano con fornitori esterni e i dati viaggiano costantemente tra server e dispositivi mobili. In una situazione del genere, è chiaro che un attacco può arrivare da qualsiasi punto della catena.

Il paradigma della “difesa a castello” deve lasciare spazio a logiche più dinamiche, come il modello Zero Trust, che non considera sicuro nessun accesso a priori. Questo significa autenticazioni costanti, segmentazione delle reti, controlli granulari e, soprattutto, un’analisi continua dei comportamenti per individuare anomalie prima che diventino incidenti. È un cambio di mentalità che richiede tempo, risorse, ma anche elevate competenze specifiche.

Un approccio integrato per il futuro della cybersecurity
Guardare oltre il firewall significa riconoscere che la sicurezza non è un elemento accessorio, bensì la condizione indispensabile per far funzionare società sempre più dipendenti da sistemi digitali complessi.

Le simulazioni di attacco, la condivisione delle informazioni sulle minacce e gli investimenti in ricerca sono l’ABC per strutturare veri e propri piani di “resilienza”.

Dall’analisi dei rischi alla progettazione di architetture sicure, fino al monitoraggio in tempo reale delle reti, solo con una visione integrata e proattiva è possibile fronteggiare minacce sempre sofisticate senza interrompere i servizi essenziali.

(Articolo sponsorizzato scritto in collaborazione con il committente. Per info scrivi a marketing@rmc101srl.it