La fortuna amministrativa del sindaco di Marsala Massimo Grillo porta due nomi: Enzo Sturiano e Stefano Pellegrino. Sono queste le figure che tengono ancora in vita un’amministrazione ormai giunta al capolinea e che nessuna coalizione vuole più. Per il centrodestra, i leader sono unanimi: il capitolo è chiuso del tutto, non c’è alcuna possibilità di tornare indietro.
Ma i nervi del sindaco sono tesi. Sturiano, la settimana scorsa, si è premurato di avvertire – attraverso varie interviste – che farà le sue valutazioni e che, se il centrodestra non sarà unito, potrebbe pensare di candidarsi a sindaco. Ecco: se Pellegrino e Sturiano lasciassero la giunta adesso, il re non sarebbe solo nudo, ma pronto per la sepoltura politica.
La domanda, molto semplice, è una: come mai il capogruppo all’ARS di Forza Italia è ancora dentro un governo cittadino senza più alcuna forza di centrodestra? È un rischio che si sta assumendo, sebbene tutta la città sappia che Pellegrino in quella giunta non esprime nessuno: sono tutte indicazioni di Sturiano. Ancora più incomprensibile e illogica, quindi, la sua posizione. Non vanta nulla — e forse è meglio così: si tratta di una delle peggiori giunte degli ultimi tempi.
Persone messe lì per occupare una poltrona, che in altre amministrazioni non avrebbero trovato alcuno spazio. Hanno avuto un bonus, che si è chiamato Sturiano, e che li ha piazzati lì. Il presidente del Consiglio comunale si è assunto rischi e responsabilità. Sì, la città lo sa. E loro non perdono occasione di ricordarlo: Sturiano ha preso 1043 voti (dato del 2020), e quindi può decidere di fare il bello e il cattivo tempo. Ma, prima o poi, dovrà spiegare ai cittadini perché è rimasto accanto a Grillo, concedendogli fiducia illimitata.
L’imbarazzo più grande, però, è quello di Pellegrino, che va in controtendenza rispetto a tutto ciò che il centrodestra stabilisce come linea politica: appoggia Grillo, ha votato e fatto votare Salvatore Quinci alla Provincia, e lo sostiene ancora, nonostante la composizione sia PD–M5S. Pellegrino prende decisioni in netta contrapposizione.
Possibile che non si accorga che il suo indice di gradimento è ai minimi storici proprio a causa dell’appoggio a Grillo?
Pellegrino aveva annunciato, ad agosto, che sarebbe uscito dalla giunta a settembre. Siamo a ottobre, e tutto tace. Ma, in verità, da dove dovrebbe uscire? A Palazzo comunale non ci sono persone sue, ma persone indicate da Sturiano.
Il primo inquilino di Sala delle Lapidi potrebbe uscire dalla giunta a marzo 2026 (si voterà a maggio): sarebbe l’ennesima farsa. Non una scelta politica, ma un mero esercizio di potere.
Dopo anni di complicità, dopo aver condiviso ogni decisione e ogni responsabilità, improvvisamente qualcuno si ricorderà di “non essere d’accordo”? È semplicemente ridicolo. A pochi mesi dal voto non si cambia casacca per coerenza, lo si fa per calcolo.
Dovrebbe saperlo anche Pellegrino: chi resta seduto in giunta fino all’ultimo e poi scappa a primavera non è un oppositore. È un opportunista che cerca di rifarsi la verginità politica davanti agli elettori. Ma la città non dimentica: se sei stato parte di questo governo fino all’ultimo respiro, lo sei fino in fondo. Nessuno crederà alla favola del “non c’entro nulla”, perché uscire adesso non lava le colpe. E la città se lo ricorderà anche per le prossime elezioni regionali.
È un teatrino stanco. Pensano davvero che, a pochi mesi dalle elezioni, improvvisamente potranno non riconoscersi più nelle scelte della giunta? Ma davvero si può credere a questa recita?
La mossa avrebbe solo il sapore della furbizia. E di commedie fuori tempo massimo, la città non ha più bisogno. Anche se i registi si chiamano Sturiano e Pellegrino.