Gioacchino A. Ruggieri è un gran vecchio della cultura e della politica marsalese. Diverse generazioni di giovani hanno apprezzato il suo insegnamento di italiano, latino e greco. Oltre che insegnante, è stato Preside del Liceo Giovanni XXIII, Consigliere Comunale, Presidente della Provincia, Rettore dell’Istituto Sordomuti, Direttore di giornale. Ha scritto numerosi libri di racconti, ricordi e un romanzo. Da qualche anno pubblica interessanti post su Facebook.
È un piacere dialogare con lui su qualsiasi argomento. Siamo andati a trovarlo nel suo villino alla Spagnola, di fronte al suo amato Stagnone. Ci ha rilasciato la seguente intervista.
Cosa pensa dell’evoluzione socioeconomica della società marsalese durante la Repubblica?
Mi rattrista dover dire che non risponde alle potenzialità della nostra città. Mancano iniziative singole e collettive di rilievo legate alla realtà storica, archeologica, industriale, artigianale e culturale che esaltino e comunichino al Paese la grande bellezza e la forza attrattiva di un luogo della Sicilia che oltre ai tramonti fantastici della sera ha e può offrire valori esistenziali e scoperte, anche di buona cucina in un territorio ricco di storia vitivinicola e operativa di grande tradizione e di significativa innovazione in atto ad opera di singoli e perciò senza l’ampiezza, la varietà e la forza di offerte consorziate che abbiano valenza non effimera nel contesto nazionale. Le potenzialità sono enormi: vanno sfruttate con ricorrenze stabili e senza provincialismi.
Ritiene che non ci si potesse aspettare di più, o che invece tante aspettative siano state tradite?
È certo ed evidente che le aspettative sono state deluse nelle scelte e nel metodo in un contesto autoreferenziale pernicioso che non ha né letto né studiato né ascoltato veri professionisti per sviluppare senza snaturalizzare un territorio e una comunità che hanno una storia antica ed una civiltà del vivere che meritano ben altro.
Riguardo allo sviluppo culturale della comunità, vuole aggiungere qualcosa?
Il regresso culturale della città è evidente in tutti i sensi e in tutti i settori, anche quelli istituzionali e deputati a svolgere attività promozionali. Per fortuna qualcosa si muove per iniziativa di privati che creano eventi che andrebbero sorretti da Amministrazioni ed Operatori Culturali per dare ad essi continuità ed impulso: il teatro dei dilettanti ad esempio, “A scurata” nelle saline, le attività di Otium, e letterati e musicisti che si inventano spazi ed occasioni: cose queste che, con altro, l’Amministrazione dovrebbe sostenere, preservare e incoraggiare con lungimiranza e continuità. Come si può far morire, ad esempio, il Festival del Jazz che aveva assunto fama nazionale? Per non citare quanto si potrebbe fare nel settore archeologico ed enoagricolo: le perriere rivitalizzate!
Le Amministrazioni comunali, che si sono succedute, hanno esercitato bene le loro funzioni, o ci si poteva aspettare di più?
Le Amministrazioni locali hanno purtroppo gestito la città di Marsala come fosse un borgo o un paesino dell’entroterra con sagre e occasionali manifestazioni che hanno avuto sapore di provincialismo e di scarsa visione quanto a idee di sviluppo. Qualche sindaco, anche a fronte di carenze altrui, ha conquistato fama e gratitudine civica. Ma come si dice: una o due rondini non fanno primavera.
Può individuare periodi o Amministrazioni comunali migliori o peggiori?
Posso dire e ricordare agli Amministratori di ora e di allora che una Città e una Comunità per crescere e proiettarsi nel futuro senza mettere in crisi la realtà esistente, usi, costumi, viabilità, fruizioni del territorio e sviluppo economico e socioculturale, ha bisogno dell’apporto di urbanisti, sociologi, architetti ed ingegneri in genere, se vuole volare alto. Evidentemente rinunciando a clientelismi e ad operazioni di basso profilo. Con tutto il rispetto, per esempio, come si fa ad affidare a un geometra la progettazione e la direzione dei lavori della pista ciclabile? Come si fa a non pensare a esiti di ampio respiro nel progettare Salinella, viabilità ed altri spazi cittadini di ricreazione e di svago? Come si fa a non consultare specialisti per la fruibilità corretta del centro urbano anche a vantaggio delle attività culturali, economiche e artigianali?
I danni prodotti al territorio dall’abusivismo edilizio, si sarebbero potuti evitare con Amministrazioni migliori?
Sicuramente sì. Gli scempi edilizi, prodotti anche da grattacieli e da progettazioni incongrue, si sarebbero evitati con maggiore senso di responsabilità dei progettisti e con maggiore capacità di intervento delle Pubbliche Amministrazioni. Si sarebbe dovuto tener conto che Marsala è una Città storica con prevalenza costruttiva araba ed ebraica.
Sempre si parla di “Marsala Città Turistica”, ma le coste sono rovinate dall’abusivismo edilizio e il Parco Archeologico, fuori Porta Nuova, è quasi interamente sottoterra e sconosciuto.
Quando le cose che ho fin qui detto entreranno nella coscienza di Amministratori, tecnici e cittadini, si potrà parlare di Marsala Città Turistica. Quando riusciremo a scavare Lilybeo e avremo il “Museo all’aperto più grande del mondo”, avremo una Città Turistica di rilevanza mondiale. E invece non riusciamo nemmeno a restaurare l’iscrizione sopra l’Arco di Porta Nuova: “Quae Quondam Austriadis Patuit Nova Porta Triunphis”…Solo un esempio.
Qual è stato il suo maggior rimpianto? Qualcosa che avrebbe voluto fare e non ha potuto o non ha avuto il coraggio di fare?
La mia incidenza nell’Amministrazione Comunale di Marsala è stata relativa anche perché ascoltare i consigli non è usuale in questa Città. Avevo creato i due Centri Studi, quello Fenicio Punico e Romano e quello per gli Studi Garibaldini e Risorgimentali: languono e forse si vogliono far morire colpevolmente. Ho potuto lavorare più e meglio in Provincia, sia da Consigliere, Assessore e poi Presidente costruendo o ricostruendo scuole, edifici vari e, infine, realizzando la Galleria-Tunnel di Favignana che unisce le due parti dell’isola senza la crisi di Scindo Passo.
Mi dice qual è stato uno degli avvenimenti più belli della sua vita, o più rivelatori o fantastici?
La cosa più bella è stata la mia vita. Per la famiglia che ho avuto, per le scelte che ho fatto e mi sono riuscite, per aver vissuto la campagna e il mare con costante intensità, per avere nella Scuola e nella Politica potuto realizzare i miei sogni e le mie idee progettuali, sorretto da Colleghi ed Operatori di alto profilo e di generosa disponibilità. Anche nella realtà provinciale nella quale ho lavorato e promosso la buona Amministrazione con l’appoggio di una politica che ha anteposto l’utilità delle scelte ad interessi o calcoli di parte. E di ciò ringrazio ancora tutti i Consiglieri, gli Assessori e il personale amministrativo. Respiro ancora quell’aria della buona e fruttuosa politica.
Leonardo Agate