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10/10/2025 07:00:00

Pd Sicilia, respinti i ricorsi: Barbagallo resta segretario

Fine(forse) delle polemiche dentro il Partito Democratico,  dopo una serie di ricorsi e un rimpallo di decisioni tra la commissione di garanzia regionale e quella nazionale ecco la decisione: ricorso inammissibile per carenza di interesse.


I ricorsi sono stati presentati prima e dopo l’elezione del riconfermato segretario regionale, Anthony Barbagallo.
A deciderlo la commissione regionale di garanzia del Partito democratico siciliano, i ricorsi erano due, compresa la modalità di celebrazione non con primarie aperte ma solo con i tesserati. In buona sostanza il regolamento adottato non era stato votato dal numero legale necessario per essere approvato
Potrebbe essere l’epilogo oppure l’inizio di un’altra battaglia, questa volta legale.


Le decisioni
A decidere sui due ricorsi la commissione regionale di garanzia che è presieduta dall’ex deputato regionale Giovanni Panepinto.
I ricorsi sono stati presentati uno da Giovanni Burtone, deputato regionale in carica, unitamente a Teresa Piccione, Antonio Rubino, Felice Calabrò, Eleonora Sciortino e Marco Guerriero.
Nello specifico la commissione, una volta insediatasi, aveva dato 20 giorni di tempo ai ricorrenti per dichiarare con apposito atto la persistenza o meno dell’interesse alla decisione del ricorso. Richiedendo pure una memoria riassuntiva dei fatti e quindi delle  motivazioni che hanno portato a formalizzare i ricorsi. Questo passaggio non è stato consumato, pertanto il primo ricorso, datato 15 gennaio 2025, è stato dichiarato inammissibile.

Respinto pure il ricorso presentato da  Giuseppe Vitarelli, con 39 reclami, che ha pure ribadito l’eccezione di illegittimità nei confronti della commissione Panepinto. 
La  commissione ha messo nero su bianco la decisione:  “In un partito democratico e plurale, per natura aperto al confronto politico, il ricorso agli organi di garanzia non può che considerarsi come ‘extrema ratio’ e non certo come la regola”. Il rischio, insomma, è quello di abusare dello strumento e quindi di svuotarlo “dalla sua funzione di garanzia o di propulsione e di stravolgerne e svilirne la natura, ma anche di violare gli stessi principi fondanti del Partito democratico, oltre che i principi generali di correttezza e buona fede”.
Infine il ricorso Vitarelli è stato respinto perché presentato in ritardo, l’atto avrebbe dovuto essere depositato entro il 26 febbraio e invece è stato depositato l’’8 maggio. Con l’inammissibilità del ricorso Vitarelli  la Commissione giudica tali anche “i successivi ricorsi collegati” e che erano stati presentati contro gli atti del congresso.

Prossimo passo il Tribunale
I dem ribelli adesso possono adire le vie legali, quindi un ricorso formale che si sposterebbe alle aule civili del Tribunale.