L’uomo più potente del mondo, il presidente degli Stati Uniti Donald Trump, nonostante l’endorsement di Netanyahu, Milei e Salvini, non è stato insignito del Premio Nobel per la Pace per la tregua raggiunta nella Striscia di Gaza, nella guerra quantomeno “simmetrica” tra Israele e Hamas.
Il riconoscimento è stato invece assegnato alla venezuelana María Corina Machado, con la seguente motivazione: per il suo impegno “a favore di una transizione giusta e pacifica dalla dittatura alla democrazia in Venezuela”.
Il presidente del Comitato norvegese ha dichiarato: “Machado, impegnata a lottare contro un brutale Stato autoritario, è uno degli esempi più straordinari di coraggio civico in America Latina negli ultimi tempi.”
Un premio che non solo celebra la sua parabola personale, ma riaccende i riflettori sulla condizione della democrazia in Venezuela.
La carriera politica di Machado è stata segnata da scontri e tensioni con il potere, dapprima con Hugo Chávez, che in un’occasione — durante un intervento televisivo fiume di otto ore in stile Fidel Castro — fu interrotto dalla stessa Machado. Lei lo accusò di condurre il Paese verso il comunismo e di “rovinarlo”, aggiungendo: “Lei si è dedicato a espropriare, che è rubare.”
Si ricorda che si trattava dello stesso Chávez che, nel 1992, da militare, tentò un golpe per deporre il presidente socialdemocratico Carlos Andrés Pérez. Graziato, divenne successivamente un autocrate in nome di un comunismo d’ispirazione cubana.
Oppositora anche del successore Nicolás Maduro, Machado è stata eletta deputata all’Assemblea Nazionale, poi dichiarata ineleggibile, coinvolta in procedimenti giudiziari e indicata come “nemico interno” dello Stato. Nel 2023, nonostante il divieto politico imposto dal regime, è stata scelta con un consenso schiacciante nelle primarie dell’opposizione, rafforzando così il suo ruolo — non solo simbolico — di figura di resistenza in un Paese in cui la democrazia appare sempre più fragile.
La Casa Bianca ha commentato il premio con queste parole: “Si è preferita la politica alla pace”, come se anche la pace non fosse, in fondo, una scelta politica. Ironia della sorte, al tycoon statunitense è stata preferita una donna liberale e democratica, che si è opposta al comunismo nella sua forma cubana, quello stesso comunismo che ha avuto come faro prima l’URSS, oggi la Russia.
Vittorio Alfieri