Salvatore Piacentino ha 46 anni, una figlia di quattro e una forza che commuove chiunque lo conosca. La sua vita è cambiata improvvisamente a causa di una grave meningoencefalite pneumococcica che lo ha costretto a subire l’amputazione di tutti e quattro gli arti. Una prova durissima, che però non ha scalfito la sua determinazione, né il suo sorriso.
Oggi amici, familiari e colleghi hanno lanciato una raccolta fondi per aiutarlo ad affrontare un lungo e costoso percorso di riabilitazione e per rendere accessibile la sua abitazione.
Salvatore dovrà proseguire la riabilitazione presso il centro specializzato Ro.GA di Enna, uno dei pochi in Italia, dove il ricovero ha un costo di circa 200 euro al giorno. A questo si aggiungono gli interventi necessari per abbattere le barriere architettoniche nella sua casa, per permettergli di tornare a vivere con dignità e sicurezza accanto alla sua famiglia.
Chi lo conosce racconta di un uomo che non si è mai arreso, “mai una lamentela, sempre un sorriso”, anche nei momenti più bui. Ora, spiegano i promotori dell’iniziativa, “è il momento di restituirgli un po’ di quella forza che ha sempre donato agli altri. Ogni contributo, anche piccolo, sarà un passo verso la sua autonomia, verso una vita di nuovo piena e indipendente”.
Della sua vicenda Tp24 aveva già raccontato a giugno, quando la città di Trapani si era stretta attorno a lui e alla “famiglia” del ristorante Antichi Sapori, dove Salvatore lavorava da oltre quindici anni. Colpito da un’infezione che lo aveva portato in coma, si era risvegliato contro ogni previsione, lasciando medici e amici senza parole.
“Un miracolo”, avevano detto allora i colleghi, ringraziando con commozione i medici del reparto di rianimazione dell’ospedale Paolo Borsellino di Marsala.
Oggi quella stessa comunità si mobilita di nuovo, questa volta per aiutarlo nel percorso più difficile: ricominciare.
Chi vuole contribuire può farlo attraverso la raccolta fondi online dedicata a Salvatore, promossa da amici, familiari e personale sanitario attraverso la piattaforma gofoundme.
Perché – come scrivono loro – “insieme possiamo rendere questo cammino un po’ più leggero, e trasformare una tragedia in una storia di rinascita”.