Si è concluso con una piena assoluzione il processo che vedeva imputati quattro medici dell’ospedale Sant’Antonio Abate di Trapani per la morte di un bambino di due anni, avvenuta nel maggio del 2017.
Il Tribunale monocratico di Trapani, presieduto dalla giudice Chiara Badalucco, ha pronunciato la formula del “fatto che non sussiste”, riconoscendo la correttezza dell’operato dei sanitari coinvolti.
I medici — Marcello Palmeri, 63 anni; Antonella Favata, 56; Antonella Garitta, 57; e Pietro Di Stefano, 72 — erano stati rinviati a giudizio con l’accusa di omicidio e lesioni colpose. Secondo l’impianto accusatorio, avrebbero omesso alcuni accertamenti diagnostici e formulato una diagnosi errata, trascurando controlli di natura neurologica che, secondo la tesi dell’accusa, avrebbero potuto incidere sull’evoluzione della malattia.
Durante il processo, le difese hanno dimostrato — anche grazie a consulenze tecniche indipendenti — che le cause del decesso del bambino non sono mai state accertate in modo univoco e che i sanitari avevano seguito un corretto percorso clinico.
Il Tribunale ha riconosciuto che, al momento del rapido peggioramento delle condizioni del piccolo, non era più possibile intervenire per evitarne la morte, e che l’operato dei medici era stato conforme alle linee guida e alle buone pratiche mediche.
La famiglia del bambino si era costituita parte civile. Nonostante i reati contestati fossero ormai prossimi alla prescrizione, la giudice ha scelto di entrare nel merito, pronunciando una sentenza di assoluzione piena per tutti gli imputati.