Diventa definitiva la condanna a trent’anni di reclusione per Francesco Domingo, detto Ciccio Tempesta, ritenuto dagli inquirenti il capo della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo.
La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso presentato dalla difesa contro la sentenza d’appello del maggio 2024, che aveva già confermato la condanna inflitta in primo grado dal Tribunale di Trapani nel dicembre 2022.
Domingo, già in passato detenuto per reati di mafia, torna così definitivamente dietro le sbarre: dovrà scontare complessivamente 30 anni di carcere, frutto della fusione di due condanne.
Il processo “Cutrara” e il ruolo di “Ciccio Tempesta”
L’inchiesta “Cutrara”, condotta dai Carabinieri del Comando provinciale di Trapani e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo, aveva fatto emergere come Domingo, una volta tornato in libertà dopo una lunga pena, avesse ripreso il ruolo di vertice della famiglia mafiosa di Castellammare del Golfo, gestendo un gruppo coeso di fedelissimi e diramazioni sul territorio.
Il suo ruolo — scrivevano gli investigatori — era quello di “reggente della cosca”, riconosciuto all’interno delle articolazioni di Cosa nostra e in contatto con altri clan della provincia.
Secondo la Dda, Domingo disponeva di una rete di referenti fidati che si occupavano di riscossione del pizzo, appalti e traffici illeciti, oltre a mantenere rapporti stabili con esponenti delle famiglie americane dei Bonanno di New York.
In una delle intercettazioni, l’uomo discuteva della necessità di “ristabilire equilibri” dopo gli arresti che avevano decapitato la vecchia guardia trapanese.
I contatti con Messina Denaro e gli incontri riservati
Nella ricostruzione degli inquirenti, Domingo aveva organizzato un incontro riservato tra Gaspare Spatuzza e Matteo Messina Denaro, allora entrambi latitanti, garantendo la logistica e la sicurezza della riunione.
Le indagini hanno inoltre documentato incontri con esponenti mafiosi di Sciacca e Alcamo, tra cui Accursio Dimino, e contatti diretti con famiglie affiliate negli Stati Uniti.
Nel 2002 era già stato accertato che Domingo avesse curato l’organizzazione del traffico di armi destinate alle famiglie mafiose trapanesi.
La decisione della Cassazione
Nella sentenza depositata il 25 ottobre 2025, la Corte di Cassazione – sesta sezione penale – ha respinto il ricorso straordinario dell’avvocato Antonino Vallone, che aveva chiesto la revoca della precedente decisione per un errore materiale nella notifica dell’udienza.
La Suprema Corte ha sì revocato la prima pronuncia per correggere il vizio procedurale, ma ha poi dichiarato inammissibile il nuovo ricorso, confermando nel merito la condanna a trent’anni.
Secondo la Cassazione, non vi è stata alcuna violazione del diritto di difesa, e la Corte d’appello aveva motivato in modo adeguato sia la pena inflitta sia il diniego delle attenuanti.
Domingo è stato dunque condannato anche al pagamento delle spese processuali.
Un capomafia riconosciuto anche oltre oceano
Per gli inquirenti, la figura di Ciccio Tempesta rappresentava il punto di raccordo tra Cosa nostra trapanese e le famiglie mafiose americane.
Le indagini sui suoi contatti con i Bonanno di New York e con le cosche di Sciacca e Alcamo confermano il suo ruolo di “capo famiglia” riconosciuto.
La definitiva condanna segna la fine giudiziaria di una delle carriere mafiose più longeve del territorio trapanese, iniziata negli anni Ottanta e consolidata durante la stagione delle stragi, quando Domingo era considerato tra gli uomini più vicini ai vertici della mafia del Belice.