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29/10/2025 06:00:00

Trapani, riparata la condotta: acqua di nuovo in città, ma i cittadini restano senza soldi

La condotta di Bresciana è stata finalmente riparata ieri. Dal pomeriggio, l’acqua ha ripreso a riempire le tubazioni e a scorrere verso la città. Una notizia che segna la fine di quattro giorni di disagi, vissuti tra rubinetti asciutti e corse alle autobotti. Ma quello che resta è un paradosso che in tanti hanno sottolineato: Trapani ha potuto affrontare l’emergenza solo grazie al cisternone di San Giovannello, portato al massimo livello di acqua da Siciliacque come forma di compensazione del danno.

Il punto è che lo stesso guasto era stato causato proprio da Siciliacque, quando durante i lavori sotto il ponte Salemi l’escavatore degli operai ha colpito la condotta di Bresciana, l’unica che porta acqua dai pozzi di Campobello di Mazara a Trapani. E così la società che ha creato il problema ha dovuto “tamponarlo” versando acqua gratis nel grande serbatoio che serve da polmone per l’intera città.

Non è stato comunque sufficiente. Siciliacque ha garantito 80 litri al secondo, meno della metà del fabbisogno reale: a Trapani ne servono almeno 160 per assicurare una distribuzione regolare. Con 80 litri al secondo si può solo allungare la turnazione: un giorno sì e un giorno no per le zone servite, lasciando interi quartieri senza acqua per più di 48 ore. E questo ha acceso le polemiche.

Mentre il Comune parlava di autobotti pronte a intervenire, i cittadini hanno raccontato una realtà diversa. Molti hanno dovuto pagare di tasca propria i rifornimenti, con prezzi che oscillano dai 40 ai 50 euro per 3000 litri, fino a 60 euro con fattura. Alcune famiglie, in un mese, hanno ordinato anche dieci autobotti, spendendo quasi mille euro. Un’autobotte da 10.000 litri è stata pagata 50 euro in nero o 60 con ricevuta. In più, c’è chi denuncia che per i rifornimenti serali i prezzi salgono fino al doppio, con la sensazione che si stia formando un “cartello” tra ditte.

Il Comune, dal canto suo, aveva già predisposto un accordo quadro da 164.735 euro con la ditta O.A.S.I. di Zinna Massimo & C. S.a.s., incaricata di fornire autobotti in caso di emergenza. La determinazione dirigenziale del 21 ottobre stabilisce che il servizio serve soprattutto le abitazioni con serbatoi ai piani alti e soltanto gli utenti in regola con i pagamenti. In teoria, quindi, il sostegno c’è. In pratica, secondo i cittadini, non basta: “È una fregatura”, scrivono in molti nelle chat, “siamo costretti a pagare lo stesso di tasca nostra”.

Le testimonianze si accavallano: “Io 3000 litri li ho pagati 40 euro”, dice qualcuno. “Io 50. C’è chi li fa anche a 30”. Un altro: “Dieci autobotti in un mese, 96 euro + IVA ognuna”. E ancora: “La sera costa il doppio. È strozzinaggio”. Sullo sfondo resta la sensazione di un servizio pubblico che non riesce a rispondere alle necessità della città e che lascia spazio a un mercato privato con regole poco trasparenti.

In tanti parlano di “padroni dell’acqua” e di una crisi che, dall’estate 2024 a oggi, si è aggravata fino a diventare routine. Non mancano le denunce: alcuni cittadini hanno presentato esposti collettivi per disservizi e negligenze. Le indagini sono coperte da segreto istruttorio, ma il malumore cresce: “Mai si era toccato questo livello”, commentano i cittadini.

Il guasto è stato riparato, l’acqua è tornata a scorrere in città, ma non nelle tasche dei cittadini. In tanti, per superare l’ennesima emergenza, hanno dovuto pagare autobotti private, spendendo decine o centinaia di euro. Ecco perché oggi il paradosso è doppio: Trapani torna a bere grazie alla condotta di Bresciana, ma resta senza soldi per i costi che ogni crisi idrica scarica direttamente sulle famiglie.