Un tesoro di sete, fili d’oro e colori accesi emerge dai cassettoni delle sacrestie trapanesi per raccontare un capitolo inedito della storia del territorio.
È la mostra “Fantasiose bizzarrie. Preziosi tessuti della prima metà del Settecento”, allestita nella chiesa di Sant’Agostino, sede del Polo espositivo del Museo Diocesano di Trapani.
Un percorso che non si limita all’esposizione, ma si trasforma in un approfondimento culturale sulle straordinarie stoffe “bizarre”, protagoniste del gusto europeo del XVIII secolo.
A partire da giovedì 30 ottobre, con un incontro curato dall’architetto trapanese Vito Corte, docente di Progettazione Architettonica e curatore dell’allestimento, prende il via un ciclo di appuntamenti che si concluderà l’11 gennaio 2026. Studiosi, restauratori, designer e storici dell’arte offriranno una lettura a più voci su un patrimonio che intreccia arte, liturgia e moda.
Dopo l’apertura, giovedì 20 novembre interverrà Roberta Civiletto, storica del tessuto e del costume, con una conferenza su “Stravaganti giardini di seta. Tessuti bizarre in Sicilia”. Il 18 dicembre sarà la volta di Pilar Benito Garcia, capo del dipartimento di conservazione delle collezioni del Palazzo Reale di Madrid, che parlerà dei tessuti bizzarri di Toledo nella conferenza “Fantasia nella città imperiale”. A fine dicembre, il 29, il direttore dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali Piero Messana e il designer Tommaso La Sala guideranno il pubblico in un doppio intervento su “Viaggi fantastici e fantasiose bizzarrie della prima metà del Settecento” e “Il sussurro della seta: l’abbigliamento siciliano del primo Settecento”. Chiuderà il ciclo l’11 gennaio Maurizio Vitella, docente del Dipartimento Culture e Società dell’Università di Palermo, con una conferenza dal titolo “Spigolature fantasiose e bizzarre sui tessuti della Diocesi di Trapani”.
La mostra prende il nome da un fenomeno estetico che, nel Settecento, rivoluzionò il gusto europeo. La fantasiosa bizzarria nacque dal fascino per l’Oriente e dai commerci con le Indie, che portarono nel Vecchio Continente sete, porcellane e motivi decorativi esotici. Da Lione a Venezia, e fino a Messina, i telai produssero tessuti sontuosi, animati da colori sgargianti e disegni asimmetrici, in cui fiori, animali e architetture si fondevano in composizioni quasi astratte. In Sicilia, questi tessuti trovarono spazio anche nei paramenti sacri e nelle vesti monastiche, a testimonianza di un gusto raffinato e cosmopolita. Proprio le stoffe trapanesi oggi esposte rivelano la ricchezza di quella tradizione, che univa devozione e arte tessile di altissimo livello. La mostra e il ciclo di incontri, promossi dalla Diocesi di Trapani e dall’Ufficio per i Beni culturali, restituiscono così voce a un patrimonio a lungo custodito nel silenzio delle sacrestie, dove la seta continua a raccontare la storia di una terra capace, ancora una volta, di stupire per la sua bellezza.