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01/11/2025 13:05:00

Siti Natura 2000 in Sicilia, tutela solo sulla carta: la VIncA svuotata dai Comuni

Se tutti i cittadini leggessero le Direttive comunitarie relative alla tutela degli habitat naturali e delle specie animali e vegetali (D. 92/43 CEE) e alla tutela degli uccelli (D. 409/79 CEE); se leggessero il D.P.R. 357/97 (modificato ed integrato con D.P.R. 120/2003, in seguito a sanzione europea), si renderebbero conto del fatto che la salvaguardia dei Siti Natura 2000, siano essi p. SIC o ZSC o ZPS, non è reale e che “tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare”. 

 

Si renderebbero conto del fatto che passata la competenza alle regioni italiane, la protezione di ciò che rimane del nostro patrimonio naturale è impressa sulla carta, quando non viene annacquata pure là. Le “disposizioni in favore dell’esercizio di attività economiche in siti di importanza comunitaria e zone di protezione speciale”, esercizio che passa attraverso la Valutazione di Incidenza Ambientale (VIncA), sembrano andare in questo senso. La normativa in Sicilia, ancor prima della più recente “semplificazione” di cui all’articolo di TP24 del 29 scorso: “La Regione semplifica le procedure per la VIncA”, è stata più volte aggiornata, ma il succo, se non più diluito, rimane sempre lo stesso. Correva l’anno 2007 e la Regione, con Legge n. 13, ai sensi dell’Art. 1, assegnava già ai Comuni e agli Enti parco (tranne nei casi di cui al comma 2 dell’Art. 1) “le determinazioni sulle valutazioni di incidenza ambientale”. Proprio in quell’anno l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente era guidato da un Assessore, ex vicepresidente regionale del WWF e che ha fatto? Come ha lasciato scritto un ex membro del Consiglio regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale, l’arch. Carlo Foderà: ha pure “alzato la voce, sollevando il conflitto di attribuzione” che ha compromesso la costituzione del “Parco delle Egadi e del Litorale del Trapanese”. 

 

Gli Enti parco, attraverso le loro articolazioni, dispongono sicuramente di persone competenti in materia di salvaguardia del patrimonio naturale, ma a proposito dei Comuni si può dire la stessa cosa? Sta di fatto che in provincia di Trapani i Siti di importanza comunitaria è come se non esistessero, nonostante i soldi spesi, elargiti ai soliti noti (per tenerli buoni?), non solo per i piani di gestione, ma soprattutto per i tantissimi, spesso inutili progetti per il salvataggio di specie animali e specie vegetali. Non solo, se non per i progetti legati all’esercizio di attività economiche più appariscenti, tante nuove iniziative che avranno avuto incidenza negativa sul patrimonio naturale sono “passate in cavalleria”, cioè senza che venisse espletata la VIncA. A ben guardare la realtà, piuttosto che continuare con la propaganda o con l’agevolazione delle attività economiche a scapito della protezione vera, nonostante la modifica, nel 2022, dell’Art. 41 della Costituzione, sarebbe necessario che i Livelli superiori di governo si rimboccassero le maniche, dando attuazione all’Art. 3-quinquies del D.Lgs. 4/2008 (ha integrato  il famoso Codice dell’Ambiente, D.Lgs. 152/2006) che per il principio di sussidiarietà, stabilisce: “Lo Stato (o le Regioni) interviene ove gli obiettivi dell’azione” di tutela ambientale “non possono essere sufficientemente realizzati dai Livelli territoriali inferiori di governo o non siano stati comunque effettivamente realizzati”, come dai commi 3 e 4. Nel nuovo decreto VIncA, stante all’articolo di TP 24, una delle novità sarebbe che le “istanze per le Zone di protezione speciale per l’avifauna vanno presentate direttamente ai Comuni”, ma nella pratica, era già così. Capo Feto è ZPS e, però, a valutare la Relazione d’Incidenza (forse l’unica) per attività che avrebbe dovuto avviare una Cooperativa di Palermo, è stato il Comune. Colmata B, programmata dal Comune di Mazara del Vallo (zona umida importante per gli uccelli), VIncA nel 2017 valutata, guarda caso, dallo stesso Ente. Il Pantano Leone è ZPS e l’Assessorato regionale Territorio e Ambiente (attraverso un Dirigente solerte) si è rivolto al Comune di Campobello di Mazara e alla Procura della Repubblica di Marsala per sapere se “fosse stata esperita la corretta procedura di Valutazione d’incidenza” per un “impianto di irrigazione” nell’area protetta, “interessata da habitat prioritari”. Basta con i decreti, per favore, ma maggiore vigilanza e controllo sul territorio da parte dei Livelli superiori di governo.

 

Enzo Sciabica