Sono ormai settimane in cui non c’è post istituzionale con foto dove il sindaco di Marsala, Massimo Grillo, si fa vedere con due suoi stretti collaboratori: Flavia Sammartano e Giampaolo Abrignani.
Si tratta di collaboratori pagati non di tasca del sindaco ma con soldi pubblici, cioè con quelli dei cittadini. Sammartano è segretaria particolare del sindaco, mentre Abrignani è il suo portavoce.
I due sono vicinissimi a Grillo sia per lavoro che, pare, anche per politica. I bene informati li danno per candidati nella primavera del 2026. Non sarebbe una sorpresa, visto che sono stati sostenitori di Grillo già nel 2020. Si vedrà. Ma intanto rincorrono la visibilità con i soldi pubblici.
L’opportunità che non c’è
Sono sempre lì con sorrisi e pose studiate. Tutto normale, direbbe qualcuno, ma la domanda è spontanea: dov’è il confine tra lavoro istituzionale e campagna elettorale? Dove sono finite le ragioni di opportunità? Perché quando a comparire in foto ufficiali, diffuse attraverso canali legati all’Amministrazione, sono persone che trarranno beneficio politico diretto o indiretto da quella visibilità, la questione non è solo di “immagine”. È una questione di etica pubblica. Non serve violare la legge per mancare di opportunità. Bastano scelte poco accorte, come mescolare ruoli pubblici e interessi personali. Chi viene pagato con risorse comunali non può usare lo spazio istituzionale per costruirsi una vetrina, specie se poi diventa pure elettorale. È una forma di privilegio travestita da normalità. Sono mesi che va avanti questa storia nel totale pure silenzio del Consiglio comunale.
Eppure le foto con il sindaco e le apparizioni di contorno diventano strumenti di visibilità, che altri non possono permettersi. Un vantaggio sleale, finanziato indirettamente da tutti. E in politica ciò che è pagato dai cittadini dovrebbe servire ai cittadini, non alla carriera personale di chi occupa una scrivania a Palazzo, pure temporaneamente.
I più cattivi poi dicono che Flavia Sammartano pare sia stata, dallo stesso Grillo, autorizzata a portare i saluti in nome della giunta ad un congresso medico. E gli assessori sono muti oppure distratti. Oppure complici.
La trasparenza, quella degli altri
A Marsala si parla spesso di trasparenza, correttezza, rispetto delle regole. Ma queste parole hanno senso solo se si traducono in comportamenti coerenti. La sobrietà istituzionale non è un optional: è la misura della serietà di chi amministra.
Se segretaria e portavoce vogliono fare politica, legittimamente, lo facciano a titolo personale, non da dipendenti pubblicamente retribuite e men che meno dentro le foto ufficiali del sindaco.
Perché la credibilità di un’Amministrazione si gioca anche nei dettagli: e questa, più che una svista, somiglia tanto a un errore di opportunità clamoroso.
Insomma, le stesse persone che oggi gestiscono la comunicazione pubblica del sindaco, domani forse chiederanno ai cittadini il voto per loro.
Una forma di riciclo dove il confine tra servizio pubblico e autopromozione si dissolve. C’è chi la chiama sinergia, in verità è un uso disinvolto della cosa pubblica. Il problema è serio, riguarda l’etica amministrativa. E se qualcuno fa finta di non capirla, forse è perché ha già messo il senso del limite in aspettativa.
Le foto resteranno come simbolo di un tempo in cui la linea tra dovere pubblico e convenienza privata non si cancella: si sfuma.