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04/11/2025 09:55:00

Corruzione. Chiesti gli arresti domiciliari per Totò Cuffaro e Saverio Romano: 18 indagati

14,50 - L’inchiesta della Procura di Palermo che coinvolge l’ex presidente della Regione Salvatore Cuffaro, il deputato nazionale Saverio Romano, il capogruppo della Democrazia Cristiana all’Ars Carmelo Pace e altri dirigenti pubblici, tra cui il direttore del Consorzio di Bonifica di Trapani Giovanni Tomasino, continua a scuotere la politica siciliana.
Dopo la notizia della richiesta di arresti domiciliari per 18 persone, accusate a vario titolo di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta, arrivano le prime reazioni ufficiali dei partiti e dei movimenti.

 

M5S: “Colpo durissimo alla credibilità del governo Schifani”

Durissima la presa di posizione del Movimento 5 Stelle, che chiede apertamente la fine dell’attuale governo regionale.

“Le notizie della richiesta di arresto per Cuffaro e Pace, assieme a importanti esponenti della sanità siciliana, rappresentano l'ennesimo, durissimo colpo alla credibilità del governo Schifani — dichiarano il coordinatore regionale del M5S e vicepresidente dell'Ars Nuccio Di Paola, e il capogruppo all’Ars Antonio De Luca, insieme alla deputazione nazionale del Movimento.

“Già messa a dura prova dalle indagini che coinvolgono due suoi assessori, Sammartino e Amata, e il presidente dell'Ars Galvagno, la tenuta politica di Schifani non è più sostenibile. È arrivato il momento di togliere la spina a un esecutivo che ha affossato la sanità e si è distinto solo per le lotte interne nella spartizione delle poltrone”.

“Siamo consapevoli che non si tratta di una sentenza — aggiungono — ma le tante ombre che avvolgono questo governo, ormai delegittimato, scavano un baratro tra i cittadini e le istituzioni”.

 

La Vardera (Controcorrente): “Schifani cacci la Dc. È il momento di tornare al voto”

Ancora più esplicita la posizione di Ismaele La Vardera, deputato regionale e leader del movimento Controcorrente, che parla di “quadro pericoloso della cosa pubblica” e chiede al governatore di escludere immediatamente la Democrazia Cristiana dalla giunta.

“Davanti a quanto emerso su Cuffaro, Romano e altri esponenti della Dc — dichiara La Vardera —, Schifani non può restare a guardare. Il presidente deve tutelare l’immagine della Sicilia e usare il pugno duro. Non ci può essere spazio per l’attesa di un verdetto: serve una reazione immediata”.

“Lancio un appello a tutta l’opposizione — aggiunge — perché presenti insieme una mozione urgente di sfiducia al governatore. È il momento che questo governo vada a casa. Non possiamo tirarci indietro”.

 

Palazzo d’Orléans: “Seguiamo con rigore gli sviluppi”

Dal canto suo, la Presidenza della Regione Siciliana ha diffuso una nota ufficiale in serata:

“La Presidenza della Regione segue con la massima attenzione e con il massimo rigore gli sviluppi dell’inchiesta odierna della Procura di Palermo, con riferimento all’Asp di Siracusa, riservandosi di adottare i provvedimenti di competenza all'esito della pronuncia del Gip”.

Una posizione che lascia intendere la volontà del governo regionale di attendere la decisione del giudice sulle richieste di arresto, prima di valutare eventuali azioni politiche o amministrative.

 

Uno scandalo che scuote la maggioranza

L’inchiesta arriva in un momento di grande tensione per il governo Schifani, già indebolito dai casi giudiziari che hanno toccato membri di spicco della coalizione di centrodestra.
La richiesta di misure cautelari per Cuffaro — leader della Dc, alleata di Forza Italia, Lega e Fratelli d’Italia — e per il deputato Pace, rischia di aprire una crisi politica senza precedenti all’interno della maggioranza regionale.

Il governatore, finora silenzioso, si trova ora stretto tra le pressioni dell’opposizione e la necessità di difendere l’immagine istituzionale della Regione, mentre la Procura di Palermo continua le indagini su un presunto sistema di appalti e favori nella sanità e negli enti pubblici.

 

 

12,30 - Un nuovo terremoto politico–giudiziario scuote la Sicilia.
La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, oggi leader della Democrazia Cristiana, il deputato nazionale di Noi Moderati Saverio Romano e il deputato regionale Carmelo Pace, capogruppo della Dc all’Ars.

Stamani mi hanno notificato un avviso di garanzia e hanno effettuato perquisizioni nella mia abitazione e in ufficio – ha dichiarato Cuffaro –. Ho fornito ai carabinieri la massima collaborazione e sono sereno rispetto ai fatti che mi sono stati contestati, per alcuni dei quali non conosco né le vicende né le persone. Sono fiducioso nel lavoro degli organi inquirenti e pronto a chiarire la mia posizione”.

Più sorpresa la reazione di Saverio Romano, che ha appreso dell’indagine dalle agenzie di stampa:
Sono pronto a chiarire, ma non mi è stato notificato nulla. Ho appreso dai media della richiesta della Procura di Palermo che mi riguarderebbe. Sono assolutamente tranquillo e a disposizione degli inquirenti, nei quali ripongo la massima fiducia”.

Contattato telefonicamente, Romano ha poi diffuso un videomessaggio in cui si dice “sconcertato per la vicenda”:
“Il danno è fatto. Non so a cosa porterà questa inchiesta che vede 18 indagati e per la quale sarebbe stata chiesta la misura dei domiciliari nei miei confronti. Ma io non ho ancora ricevuto alcuna notifica. Sono andato personalmente dai carabinieri per chiedere chiarimenti, ma non so nulla”.

Il deputato definisce l’intera vicenda “abnorme” e ribadisce la propria estraneità ai fatti contestati:
Sono lontano da qualsiasi meccanismo di turbativa o appalti truccati. Ribadirò la mia fiducia nella magistratura al momento dell’audizione davanti al giudice per le indagini preliminari”.

 

10,30 - La Procura di Palermo ha chiesto gli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro, oggi leader della Democrazia Cristiana, il deputato nazionale di Noi Moderati Saverio Romano e il deputato regionale Carmelo Pace, capogruppo della DC all’Ars.
L’indagine, condotta dal Ros dei Carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ipotizza un sistema di appalti pilotati, corruzione e associazione a delinquere in vari settori della pubblica amministrazione, compresa la sanità.

 

Tra gli indagati figura anche Giovanni Giuseppe Tomasino, direttore generale del Consorzio di Bonifica di Trapani e della Sicilia occidentale.
Una presenza che dà un rilievo particolare all’inchiesta per il territorio trapanese, poiché il Consorzio gestisce un settore strategico per l’agricoltura e la gestione delle acque in tutta l’area.
Tomasino è stato raggiunto dall’invito a comparire per l’interrogatorio preventivo insieme agli altri indagati e, come gli altri, è stato oggetto di perquisizione da parte del Ros.

 

Secondo la Procura, gli indagati avrebbero partecipato a una rete politico–amministrativa volta a influenzare gare pubbliche e assegnazioni di appalti, con scambi di favori, denaro e incarichi.
Oltre a Cuffaro, Romano e Pace, gli altri indagati sono:
Antonio Abbonato, Ferdinando Aiello, Paolo Bordonaro, Alessandro Maria Caltagirone, Roberto Colletti, Maroco Damone, Giuseppa Di Mauro, Vito Fazzino, Antonio Iacono, Mauro Marchese, Sergio Mazzola, Vito Raso (storico collaboratore di Cuffaro), Paolo Emilio Russo, Giovanni Giuseppe Tomasino e Alessandro Vetro.

I carabinieri del Raggruppamento Operativo Speciale hanno eseguito perquisizioni domiciliari e negli uffici pubblici, “per evitare la dispersione delle prove”, spiega la Procura, dopo la notifica dell’invito a rendere interrogatorio preventivo, previsto dalla riforma Nordio.
Solo dopo gli interrogatori, il giudice per le indagini preliminari deciderà se accogliere la richiesta di arresti domiciliari.
Per Romano, essendo parlamentare, servirà l’autorizzazione della Camera dei Deputati.

L’inchiesta scuote il panorama politico siciliano e coinvolge nomi di primo piano del centrodestra.
Cuffaro, tornato sulla scena pubblica dopo la condanna per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra, è oggi a capo della nuova Democrazia Cristiana.
Saverio Romano, già ministro del governo Berlusconi, è il coordinatore nazionale di Noi Moderati, mentre Carmelo Pace è uno dei riferimenti principali della DC all’Assemblea regionale siciliana.

L’indagine apre così un nuovo fronte giudiziario che tocca anche la provincia di Trapani, con l’iscrizione nel registro degli indagati del direttore del Consorzio di Bonifica della Sicilia occidentale, un ente che gestisce milioni di euro di risorse pubbliche tra lavori, appalti e manutenzione idrica.

 

 

 

09,00 - Terremoto politico-giudiziario a Palermo. La Procura ha chiesto la custodia cautelare agli arresti domiciliari per 18 persone, tra cui l’ex presidente della Regione Siciliana Salvatore Cuffaro e il deputato di Noi Moderati Saverio Romano, nell’ambito di una maxi indagine su un presunto sistema di appalti truccati, corruzione e associazione a delinquere.

L’inchiesta, condotta dal Ros dei Carabinieri e coordinata dal procuratore Maurizio de Lucia, ha portato a perquisizioni in diverse sedi istituzionali e abitazioni private, compresa quella di Cuffaro, leader della Democrazia Cristiana Nuova, e del suo storico collaboratore Vito Raso, anch’egli indagato.

 

Le accuse: associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta

Secondo la Procura, il gruppo avrebbe gestito un sistema di influenze e favori finalizzato a pilotare appalti pubblici, in particolare nel settore della sanità e dei servizi pubblici, attraverso un intreccio di rapporti politici e amministrativi.
Gli indagati — tra cui anche funzionari regionali e dirigenti pubblici — sono accusati, a vario titolo, di turbativa d’asta, corruzione e abuso d’ufficio.

La richiesta di misure cautelari arriva dopo due anni di indagini e intercettazioni. Gli investigatori ipotizzano una rete di relazioni capace di influenzare procedure e assegnazioni di appalti in diversi ambiti della pubblica amministrazione.

 

La “nuova procedura” prevista dalla riforma Nordio

Ai diciotto indagati i carabinieri del Ros hanno notificato il cosiddetto “avviso di arresto”, previsto dalla riforma Nordio: una procedura che prevede un interrogatorio preventivo davanti al giudice per le indagini preliminari (Gip) prima di decidere se applicare o meno la misura cautelare.

Solo dopo l’interrogatorio il Gip stabilirà se accogliere la richiesta della Procura.
Nel caso del parlamentare Saverio Romano, coordinatore nazionale di Noi Moderati, sarà necessaria l’autorizzazione della Camera dei Deputati per procedere con l’eventuale misura restrittiva.

 

Le perquisizioni e il passato giudiziario di Cuffaro

I carabinieri hanno effettuato perquisizioni nelle abitazioni e negli uffici di Cuffaro e degli altri indagati.
Per l’ex governatore, la vicenda rappresenta un nuovo capitolo giudiziario dopo la condanna definitiva, scontata dieci anni fa, per favoreggiamento aggravato a Cosa nostra e rivelazione di segreto d’ufficio nella nota inchiesta sulle “talpe in Procura”.

 

Un’indagine dagli effetti politici potenzialmente dirompenti

L’inchiesta potrebbe avere forti ripercussioni politiche, non solo in Sicilia.
Cuffaro, dopo la fine della sua pena, è tornato sulla scena pubblica come leader della rinata Democrazia Cristiana e punto di riferimento di una parte del centrodestra siciliano. Saverio Romano, già ministro nel governo Berlusconi e oggi parlamentare di Noi Moderati, è una figura di peso nazionale.

Nei prossimi giorni si terranno gli interrogatori di garanzia davanti al Gip, che dovrà valutare le richieste della Procura.
Solo allora si saprà se gli arresti domiciliari saranno confermati o rigettati.

Un’inchiesta che, ancora una volta, riporta la politica siciliana al centro di una tempesta giudiziaria.