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05/11/2025 22:23:00

Cuffaro, l’Asp di Trapani e il “pranzo della sanità”

Un pranzo in campagna, tra dirigenti e uomini di fiducia, mentre in Sicilia si decideva chi avrebbe guidato la sanità regionale. È uno dei tasselli più emblematici che emergono dalle carte dell’inchiesta della Procura di Palermo su Totò Cuffaro, l’ex presidente della Regione e oggi leader della nuova Democrazia Cristiana, per il quale i magistrati hanno chiesto gli arresti domiciliari con l’accusa di corruzione e turbativa d’asta.

Gli inquirenti parlano di un “attualissimo potere di influenza e di ingerenza nella gestione strategica dei posti di maggiore responsabilità nel mondo della sanità regionale”. E nei verbali il nome di Trapani torna, stavolta per quel “pranzo della sanità” organizzato da Francesco Domenico Regina, già deputato regionale, oggi dirigente delle professioni tecnico-sanitarie dell’Asp di Trapani.

Il pranzo di settembre

Il 27 settembre 2023, i carabinieri del Ros annotano una conversazione tra Regina e Vito Raso, storico collaboratore e autista personale di Cuffaro (anche lui indagato). Regina lo informa di aver organizzato un pranzo “nella casa di campagna”:

“… poi c’è Iacolino, c’è Requirez, c’è Colletti… tutto il gruppo…”.

I nomi citati non sono secondari: Salvatore Iacolino è dirigente generale della programmazione strategica dell’assessorato alla Salute; Salvatore Requirez guida il Dasoe, il Dipartimento per le attività sanitarie e osservatorio epidemiologico; Roberto Colletti è il manager di lungo corso della sanità siciliana, già commissario del Civico e poi nominato direttore generale di Villa Sofia-Cervello.
Nessuno dei presenti a quel pranzo risulta indagato. Ma per la Procura, quell’incontro è la fotografia di una rete di relazioni informali che teneva insieme politica e burocrazia sanitaria alla vigilia delle nomine.

Era, infatti, una fase di grande agitazione: il 31 ottobre 2023 scadevano le proroghe dei commissari straordinari delle aziende sanitarie e ospedaliere, e l’assessorato, su proposta dell’allora assessora Giovanna Volo, stava valutando nuove nomine, poi prorogate fino a gennaio 2024.

Le “danze” delle nomine

In quei giorni, raccontano le intercettazioni, Cuffaro e il capogruppo regionale della Dc Carmelo Pace — anche lui tra gli indagati — erano in piena attività. L’obiettivo, secondo i pm, era quello di “fidelizzare i dirigenti”, piazzando uomini vicini per poi influire sui direttori amministrativi e sanitari e, di conseguenza, gestire appalti, concorsi e risorse.
Lo schema è antico ma mai tramontato: sponsorizzare per controllare.

Lo dice lo stesso Cuffaro, non sapendo di essere intercettato:

“Noi abbiamo Enna, Palermo e Siracusa.”

Frasi che, scrivono i magistrati, mostrano “l’alacre impegno dell’ex presidente nella nomina dei dirigenti, in un settore dove circolano enormi risorse economiche e politiche”.

La polemica di Sciacca e la “minchiata del sorteggio”

A ottobre 2023, la vicenda esplode pubblicamente. Dopo l’intervista di Pace a Tele Monte Kronio — in cui parla di un “tavolo ristretto” che avrebbe discusso la riforma sanitaria — Margherita La Rocca Ruvolo, deputata di Forza Italia, attacca in aula:

“Nessuno pensi di tornare a parlare di sanità e nomine nel retrobottega di qualche negozio.”

Cuffaro reagisce con un comunicato stampa, chiedendo al presidente Renato Schifani di sorteggiare i dirigenti sanitari “per merito e competenza”. Ma dietro le quinte, la musica è diversa.
Pochi giorni dopo, parlando con Colletti, l’ex governatore ride del “sorteggio”:

“Io lavoro per te… a parte il sorteggio. Non ti preoccupare… sto lavorando io. Le minchiate del sorteggio sono solo per uscire dall’angolo.”

È un passaggio cruciale dell’inchiesta: la distanza tra il messaggio pubblico e la realtà intercettata.

Le manovre sui vertici

Dalle intercettazioni emerge un reticolo di contatti e trattative che coinvolgono nomi noti della politica e della sanità. L’8 gennaio 2024, Cuffaro chiama Gaspare Vitrano di Forza Italia: chiede sostegno per “mantenere una casella palermitana”, cercando di garantire un posto per Colletti, che non poteva restare al Civico per effetto delle rotazioni decise da Schifani.

“… se noi teniamo la casella palermitana… io metto Zappia… sarebbe perfetto il Civico con lui e con Buccheri…”

Il 16 gennaio torna a dire a Colletti che “stanno cominciando le danze”, annunciando l’incontro con Schifani per “capire che aria tira”. Il 22 gennaio si dice pronto a rinunciare alla “casella” di Agrigento pur di ottenere la conferma di Colletti:

“Se voi fate la cosa sulla Faraoni, io voglio confermato Colletti.”

Alla fine, Colletti non rimane al Civico, ma viene nominato direttore generale di Villa Sofia-Cervello.

Trapani sullo sfondo

Nelle carte compare anche l’Asp di Trapani, ma non come luogo di indagine diretta: piuttosto come uno dei crocevia di relazioni. Il pranzo a casa Regina — a cui partecipano figure apicali del sistema sanitario regionale — si colloca proprio in questo contesto di “febbrile intermediazione”.
Regina, oggi dirigente all’Asp trapanese, non risulta indagato, ma la sua figura testimonia come la rete di contatti si estendesse dalla Palermo delle nomine alla provincia occidentale, dove il peso politico della Dc resta forte.

Un metodo, non un episodio

I pm parlano di “un metodo collaudato”. Le conversazioni — dalle battute ironiche al linguaggio del comando — disegnano una forma di controllo politico permanente sul sistema sanitario, vista come fonte di risorse e consenso.

“Fidelizzare un dirigente”, scrivono, “voleva dire incidere sulle scelte amministrative e sulle carriere, assicurando spazi di potere e ritorni politici.”

Ecco perché la Procura non parla solo di corruzione o turbativa d’asta, ma di una regia politica che attraversa le istituzioni.

La prossima settimana gli indagati compariranno davanti al gip Carmen Salustro per gli interrogatori. Sarà il primo banco di prova di un’inchiesta che, già oggi, mostra quanto la sanità siciliana — tra pranzi di potere, nomine “fidelizzate” e sorteggi di facciata — resti il cuore vero del potere nell’Isola.