Un impianto fotovoltaico installato a giugno 2024 ma rimasto scollegato dalla rete elettrica per oltre un anno. È quanto accaduto a un cittadino di Erice (TP), che ha visto il proprio investimento restare inutilizzabile fino a settembre 2025. La vicenda è stata seguita dallo sportello +Tutela di Consumerismo No Profit di Trapani, che è riuscito a ottenere per il consumatore sia la tanto attesa connessione, sia un indennizzo economico di 1.200 euro.
Il cittadino aveva acquistato l’impianto nel dicembre 2023 e, una volta completati i lavori, aveva iniziato a pagare regolarmente le rate del finanziamento. Tuttavia, l’impianto è rimasto inattivo per dodici mesi: un periodo in cui l’utente ha dovuto affrontare contemporaneamente sia le bollette ordinarie sia il prestito acceso per l’installazione.
La risposta del distributore e il ritardo
Nonostante i numerosi solleciti, il distributore locale ha risposto solo il 29 agosto 2024, annunciando l’avvio dell’iter autorizzativo per la connessione, definita come “lavori complessi” da completare entro 90 giorni lavorativi, salvo sospensive.
I tempi previsti, però, sono stati largamente superati: la connessione è arrivata soltanto nel settembre 2025, oltre un anno dopo la comunicazione e ben oltre i limiti stabiliti dalle normative. L’intervento dello sportello +Tutela ha permesso di sbloccare la situazione e ottenere il risarcimento per il disagio economico subito.
Un problema diffuso nel settore delle rinnovabili
“Quello di Erice non è un caso isolato – spiega Giovanni Riccobono, responsabile dello sportello +Tutela di Trapani –. Sono numerosi i cittadini che, dopo aver investito migliaia di euro in un impianto fotovoltaico, non riescono a utilizzarlo a causa dei ritardi procedurali nella connessione alla rete”.
Secondo un’indagine di settore, nel 2022, su circa 130.000 pratiche di connessione, i ritardi hanno raggiunto in alcuni casi anche 700 giorni. Le cause principali riguardano iter autorizzativi lunghi, documentazione incompleta o errata; ma in circa l’1% dei casi, pari a oltre 3.000 pratiche, la responsabilità viene attribuita direttamente ai distributori.
Quando i tempi vengono superati, spiega Riccobono, il distributore è obbligato a riconoscere un indennizzo automatico, calcolato in base al maggiore tra:
- 20 euro per ogni giorno di ritardo,
- 5% del costo di connessione per ogni giorno lavorativo,
fino a un massimo di 120 giorni.
Nel caso ericino, la documentata inattività dell’impianto e il prolungarsi dei lavori hanno portato al riconoscimento di 1.200 euro complessivi.