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14/11/2025 06:00:00

“Patto per Restare”: nasce in Sicilia il primo movimento regionale per il diritto a ...

Il diritto a restare in Sicilia diventa una piattaforma politica collettiva. Sabato 15 novembre, a San Giovanni Gemini, 45 organizzazioni provenienti da tutte e nove le province firmeranno il “Patto per Restare”, il documento che dà vita al Movimento per il Diritto a Restare, un soggetto autonomo che porta nel dibattito pubblico un’idea finora evocata, studiata, raccontata, ma mai messa nero su bianco in un progetto politico condiviso: restare in Sicilia dev’essere una scelta libera, non una condanna né una fuga forzata.

L’iniziativa è il frutto di un percorso di tre anni promosso dal Centro Studi Giuseppe Gatì, nato dal progetto “Questa è la mia terra”, che dal 2022 ha riunito associazioni, spazi culturali, cooperative, festival, gruppi studenteschi e reti civiche impegnate, ciascuna nel proprio territorio, in progetti di rigenerazione sociale, culturale ed economica. Le tappe sono state diverse: assemblee, confronti nelle aree interne, festival di libri e di comunità, incontri con giovani e amministratori. Da quel lavoro nel territorio è nata una consapevolezza: senza un coordinamento regionale, senza una voce politica comune, l’impegno locale non basta più.

Il nostro lavoro nei territori non basta se non riesce a cambiare anche le istituzioni. Le esperienze nate dal basso devono diventare sistemiche”, spiega Carmelo Traina, presidente del Centro Studi Giuseppe Gatì e tra i promotori del movimento. Ed è lui stesso, in una lunga intervista pubblicata su YouTube e incorporata a fine articolo, a raccontare il senso della sfida: “Non possiamo continuare a chiedere ai giovani di restare se non garantiamo diritti, servizi e opportunità reali. Il Patto nasce per questo”.

 

Chi aderisce: una rete civica che attraversa la Sicilia

Le realtà che firmeranno il Patto coprono un’ampia mappa sociale, generazionale e territoriale della Sicilia contemporanea. Dal documento stampa emerge una distribuzione significativa:

  • Agrigento 24,7%
  • Palermo 19,8%
  • Catania 13,6%
  • Caltanissetta 9,9%
  • Siracusa 8,6%
  • Trapani 7,4%
  • Ragusa 6,2%
  • Messina 4,9%
  • Enna 4,9%

Cooperative sociali, associazioni culturali, festival, spazi giovanili, reti studentesche, gruppi civici, realtà impegnate nell’ambiente, nella partecipazione, nella rigenerazione urbana, nel lavoro giusto. Complessivamente, una rete di oltre 1.500 volontari.

Tra le organizzazioni aderenti figurano realtà note nella provincia di Trapani, come Associazione Liber…i di Salemi e Partecipazione Politica – Gruppo Civico Mazara, ma anche reti sovralocali come South Working, la Rete Universitaria Mediterranea, la Scuola di Restanza e Futuro, l’Associazione Borghi più belli d’Italia in Sicilia e movimenti tematici come Nun si parti.

 

Che cos’è il “diritto a restare”

 

Il documento programmatico definisce con chiarezza i principi del movimento. Il diritto a restare comprende:

1. Libertà di scelta

Restare o partire dev’essere una decisione e non un vincolo imposto dalle mancanze dei territori.

2. Mobilità come valore

Il movimento rifiuta la retorica del “chi se ne va tradisce la Sicilia”: partire, tornare, restare, arrivare, sono tutte forme di mobilità che arricchiscono una comunità.

3. Equità sociale

Il Patto richiama esplicitamente l’idea che non ci sia diritto a restare senza una politica che tenga conto delle diseguaglianze sociali ed economiche: non bastano slogan, servono azioni strutturali.

4. Responsabilità verso i luoghi

Restare non è immobilismo ma prendersi cura del territorio, dei beni comuni e delle comunità.

5. Antimafia, anticorruzione e giustizia sociale

Ogni cultura clientelare o mafiosa è incompatibile con la costruzione di una Sicilia in cui restare sia possibile.

6. Partecipazione e nonviolenza

Un approccio politico basato su assemblee, dialogo, confronto, e sulla costruzione di pratiche collettive.

 

Struttura e metodo: un movimento orizzontale

Il Patto prevede un’organizzazione innovativa rispetto ai modelli tradizionali:

  • Assemblea regionale come organo centrale
  • Due rappresentanti per ogni realtà aderente
  • Decisioni prese per consenso
  • Portavoce regionali eletti su base paritaria di genere
  • Gruppi di lavoro tematici e territoriali

Nessuna gerarchia piramidale, nessun leader unico: il movimento si definisce “orizzontale” e fondato sul lavoro comune.

 

Il nodo politico: fermare lo spopolamento

Ogni anno, secondo gli ultimi dati Istat, migliaia di giovani siciliani lasciano l’isola. L’emigrazione giovanile resta il più grave fenomeno strutturale dell’isola, con effetti economici e sociali che ormai toccano tutti:

  • perdita di capitale umano
  • desertificazione dei centri minori
  • squilibri demografici
  • precarizzazione del lavoro
  • indebolimento del tessuto civico

Il Patto nasce per mettere questo tema al centro dell’agenda politica regionale, nazionale ed europea. Gli obiettivi concreti andranno dalla richiesta di investimenti nei servizi essenziali (trasporti, scuola, sanità) fino alle politiche sul lavoro, alla rigenerazione dei borghi, all’inclusione giovanile e alla partecipazione civica.

 

La firma del Patto: il programma di sabato 15 novembre

L’evento si terrà al Centro Fieristico di San Giovanni Gemini (AG), dalle 15.30 alle 18.30.

Tra gli appuntamenti:

  • racconti delle organizzazioni
  • firma collettiva del Patto
  • elezione del primo Coordinamento regionale
  • momento conviviale finale

L’evento sarà documentato e tutte le foto e i materiali saranno disponibili nella cartella pubblica del movimento.

 

Un nuovo attore politico regionale?

Il movimento si definisce “autonomo”, non partito, ma con un obiettivo dichiarato: influenzare le politiche pubbliche.
È uno dei passaggi più chiari del documento:

“Il nostro impegno non è testimonianza: vogliamo portare le proposte nelle istituzioni”.

Nel linguaggio della politica siciliana – spesso costruita su personalismi, reti di potere, eredità familiari – il Patto inserisce una novità: una piattaforma costruita da giovani, associazioni, centri culturali, reti sociali, che trasforma la retorica sul “ritornare al Sud” in un impegno politico strutturato.

 

L’intervista: Carmelo Traina e la sfida del “restare”

A completare l’analisi, l’intervista pubblicata su YouTube a Carmelo Traina, una delle menti del progetto, che spiega finalità, visione e aspettative del movimento.