×
 
 
22/11/2025 11:33:00

Liberty, mezzi in avaria con passeggeri a bordo: le intercettazioni e i timori

Navi in servizio nonostante problemi tecnici gravi, rischi d’incendio durante la navigazione, pressioni per garantire le tratte anche senza mezzi di riserva. L’inchiesta della Procura di Trapani su Liberty Lines – culminata nel decreto di sequestro preventivo disposto d’urgenza – ricostruisce un quadro allarmante delle condizioni di sicurezza dei collegamenti marittimi con le isole Egadi.

Il provvedimento, che conta 46 indagati tra dirigenti, comandanti e personale tecnico della compagnia, contesta un sistema durato anni, fatto di avaria taciute, giornali di bordo falsificati e navi in navigazione con problemi tali da costituire “vera e propria avaria”. Anche quando a bordo c’erano decine o centinaia di passeggeri.

 

Secondo la Procura, l’obiettivo sarebbe stato duplice: non interrompere le tratte e non compromettere i rapporti economici con la Regione Siciliana, che erogava compensazioni per oltre 14,9 milioni di euro.

Le intercettazioni: “Ho 102 passeggeri e rischio di andare a fuoco”

Il livello di rischio emerge con forza dalle intercettazioni, in particolare quelle del 26 aprile 2022. A parlare sono Nunzio Formica, dirigente Liberty Lines, e Massimo Grillo, comandante.

Grillo racconta di essere partito da Vulcano con 102 passeggeri a bordo, malgrado un problema grave ai motori:

«Qua sono sei cilindri che buttano gasolio dappertutto… rischio di andare a fuoco con i passeggeri».

Formica risponde:

«Per me puoi sospendere il servizio immediatamente… perché non mi hai chiamato prima? Li facevamo venire con un altro aliscafo».

Grillo ribatte:

«Una cosa è che me ne vado a fuoco da solo, una cosa è che me ne vado a fuoco con i passeggeri».

È lo stesso comandante a rimarcare l’assurdità della situazione:

«Sono persone di sessant’anni, bambini di cinque anni… lui [l’altro comandante] è partito da Salina vuoto e ha scaricato tutto a me».

Un passaggio che sintetizza perfettamente ciò che la Procura definisce un sistema strutturale, non un episodio isolato.

Il quadro dell’accusa: mezzi inefficienti e documenti falsificati

Il decreto elenca casi su casi in cui aliscafi e catamarani sono stati impiegati nonostante:

  • problemi ai motori
  • perdite di gasolio
  • infiltrazioni d’acqua in sentina
  • carenze nell’impianto antincendio
  • guasti elettrici che compromettevano timoni e generatori
  • assenza di componenti obbligatorie

Il tutto accompagnato – secondo l’accusa – da omissioni sistematiche nei giornali nautici e nella comunicazione al RINA e alla Capitaneria.

Il risultato? Navi descritte come perfettamente operative, mentre le carte giudiziarie evidenziano che erano, in più episodi, a rischio incendio, con problemi che avrebbero richiesto «immediata interruzione del servizio».

Il caso del “Carlotta M.”: dieci giorni di avarie taciute

Tra gli episodi centrali, quello del monocarena “Carlotta M.”, rimasto in servizio dal 27 aprile al 5 maggio 2021 con:

  • bassa pressione dell’olio dell’invertitore
  • condizioni tali da costituire «vera e propria avaria»
  • mancata comunicazione delle criticità
  • giornali di bordo falsificati

I comandanti coinvolti risultano indagati anche per falsità ideologica e omessa denuncia delle avarie.

La truffa aggravata alla Regione: compensazioni per 14,9 milioni

Secondo la Procura, Liberty Lines avrebbe ottenuto le proroghe e le compensazioni economiche regionali occultando lo stato reale della flotta, inducendo in errore l’amministrazione regionale.
Una condotta contestata come truffa aggravata per un importo pari a 14.980.017,26 euro.

 

Il nodo politico: il servizio pubblico verso le isole

L’inchiesta solleva una domanda enorme:
Chi garantiva davvero la sicurezza delle tratte?
E cosa accade quando un servizio pubblico essenziale – il collegamento con le isole – si regge su navi che, secondo la Procura, avrebbero dovuto essere ferme in cantiere?

La risposta è nelle intercettazioni:

«Se sei a rischio incendio, torna indietro e lascia i passeggeri… Ma perché non me l’hai detto prima?»

Frasi che, lette alla luce dei reati contestati, assomigliano più a un estremo tentativo di minimizzare l’emergenza che a un meccanismo strutturato di controllo.