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05/12/2025 06:00:00

Impianto di Borranea, 25 sindaci denunciano il paradosso: Regione e Srr si smentiscono

La politica, stavolta, si è mossa in blocco. A Trapani 25 sindaci, da Alcamo a Pantelleria, da Marsala a Castellammare, hanno firmato una lettera alla Regione per denunciare il paradosso di una provincia virtuosa sui rifiuti ma con bollette ancora alle stelle, mentre un impianto da 39,9 milioni di euro in contrada Borranea resta fermo tra carte, note e richieste di chiarimenti.

Il paradosso si allarga quando arriva la replica dell’Ufficio speciale della Regione, che conferma i fondi FSC per l’impianto, accusa la Srr Trapani Nord di non aver completato la documentazione ma – fatto clamoroso – non tiene conto della risposta dettagliata che la Srr aveva già inviato giorni prima. Due Pec che si incrociano senza incontrarsi, mentre i cittadini continuano a pagare quasi 4 volte in più a tonnellata per smaltire l’indifferenziata

 La fotografia la fa il presidente della Srr Trapani Nord, Massimo Fundarò: «Trapani è la provincia più virtuosa della Sicilia per i rifiuti. Noi siamo al 75% di raccolta differenziata e siamo le uniche Srr, Trapani Sud e Trapani Nord, che hanno avuto approvato il Piano d’ambito provinciale». Risultati da primato che però non si traducono in uno sconto per i cittadini: i Comuni continuano a pagare circa 400 euro a tonnellata per smaltire l’indifferenziato, con gli rsu che viaggiano da Trapani verso Catania e poi fuori dalla Sicilia, fino agli inceneritori. A novembre la Regione ha dovuto stanziare 25 milioni di euro solo per compensare gli extracosti della raccolta differenziata: soldi pubblici che tappano la falla ma non cambiano il sistema.

La soluzione, almeno sulla carta, è l’impianto di trattamento in c/da Borranea, un progetto definito «innovativo» da Fundarò, pensato per trattare gli rsu, recuperare frazioni riciclabili e produrre Css da inviare a cementifici o termovalorizzatori. «Siamo pronti a dotare il nostro territorio di un impianto di trattamento degli rsu innovativo – scrive – che consentirà di ridurre i costi dai quasi 400 euro a tonnellata attuali ad una cifra che potrebbe essere quattro volte inferiore». Con questo impianto, secondo la Srr, la provincia di Trapani diventerebbe autosufficiente nello smaltimento, coprendo il fabbisogno di circa 400.000 abitanti e aprendo la strada a una Tari più giusta. Il progetto è autorizzato dal 2019 (PAUR e Aia complete), in linea con il Piano regionale dei rifiuti, e la discarica di servizio da 600.000 mc è in fase di ultimazione: un cedimento di una sponda per infiltrazioni di pioggia ha solo spostato il completamento ai primi mesi del 2026. Per il secondo pezzo, l’impianto di trattamento, nel maggio 2024 è stato inserito nell’accordo FSC 2021–2027 Stato–Regione per 39,9 milioni di euro. È qui che, secondo i sindaci, il meccanismo si inceppa.

Nella lettera indirizzata al presidente Renato Schifani, all’assessore all’Energia Francesco Colianni, al sub commissario Nicola Catania e per conoscenza al presidente Anci Sicilia Paolo Amenta, i primi cittadini rivendicano il comportamento “virtuoso” della provincia di Trapani: «Con il 75% di raccolta differenziata la nostra provincia eccelle non soltanto a livello regionale ma anche nel panorama nazionale». Ricordano che il Piano d’Ambito provinciale, elaborato con uno sforzo congiunto di Srr Trapani Nord e Srr Trapani Sud, è vigente dal 13 novembre ed è il primo in Sicilia. E avvertono che, senza l’impianto di Borranea, la Regione continuerà a inseguire emergenze, con costi alle stelle e un «grave danno d’immagine» per un territorio a forte vocazione turistica. Il passaggio politico più forte è la richiesta, secca, del decreto: «Chiediamo che venga emesso, al più presto, il decreto formale di finanziamento dell’impianto di trattamento di Trapani, per il completamento della intera piattaforma autorizzata». E ancora: «Ogni ulteriore ritardo è incomprensibile». La paura – messa nero su bianco – è che l’Ufficio speciale stia valutando di mettere in discussione il finanziamento FSC già deliberato, vanificando anni di lavoro e lasciando il territorio senza l’impianto chiave del sistema.

Da Palermo, però, l’Ufficio speciale per la valorizzazione energetica e la gestione del ciclo dei rifiuti ribalta la lettura. In una nota, rispondendo proprio alla lettera dei sindaci, assicura che le risorse «sono confermate, così come previsto dall’accordo Stato-Regione siglato nel maggio 2024» ma spiega che la Srr Trapani Nord deve ancora completare una serie di passaggi tecnici. A fine ottobre l’Ufficio ha scritto alla Srr contestando la mancata trasmissione, fino ad allora, della documentazione sull’avviso pubblico per il partenariato pubblico–privato e del progetto di fattibilità, arrivato solo pochi giorni fa. Chiede chiarimenti pesanti: 

1- se l’impianto autorizzato nel 2019 sia davvero coerente con il nuovo Piano regionale rifiuti del novembre 2024, che vieta i Tmb tradizionali e ammette solo impianti orientati al recupero di materia; 2- perché il dimensionamento dell’impianto sarebbe quasi doppio rispetto al fabbisogno di trattamento della provincia; 

3- dove siano la verifica del progetto, il parere del Consiglio superiore dei lavori pubblici e la valutazione economica completa del project financing. 

L’Ufficio speciale parla di una «interlocuzione avviata già nella scorsa primavera» e assicura che il progetto appena inviato è in fase di esame e riceverà risposta.

La controreplica della Srr, firmata dal presidente on. Massimo Fundarò e dal funzionario Vincenzo Novara, è altrettanto dettagliata. In una nota del 28 novembre, la Srr ricostruisce passo dopo passo il percorso: 

1- la piattaforma integrata di Borranea è frutto di una pianificazione di ambito avviata dal 2016, inserita nel PRGR e nel Piano d’Ambito provinciale; 

2- il PAUR del 2019 già prevedeva un impianto di trattamento finalizzato alla produzione di Css, in linea con la logica del recupero; 

3- nel febbraio 2024 l’assemblea dei soci ha deciso di procedere con un partenariato pubblico–privato ai sensi del nuovo Codice dei contratti; 

4- ad aprile 2024 è stato pubblicato l’avviso al mercato per individuare il soggetto promotore, con l’indicazione chiara che l’eventuale contributo FSC avrebbe comportato una rimodulazione del piano economico–finanziario. 

La Srr sostiene di avere più volte sollecitato la Regione, nel 2024 e nel 2025, chiedendo «un aggiornamento sull’iter di finanziamento dell’opera» e sulle determinazioni relative alla copertura finanziaria, perché la disponibilità del contributo è decisiva per definire il Pef, chiudere la relazione ex art. 175 del Codice e avviare il confronto con il promotore. Senza un decreto di finanziamento chiaro, spiegano, non si può attivare la verifica del progetto, né chiedere il parere al Consiglio superiore dei lavori pubblici, né ottenere i pareri economici di Nars e Ragioneria generale.

Sulla compatibilità con il nuovo Piano rifiuti, la Srr scrive che l’impianto è stato progettato proprio per un “trattamento spinto” dell’indifferenziato, con recupero di frazioni nobili e produzione di Css da avviare a termovalorizzazione, ed è già stato inserito nel PRGR aggiornato come impianto pubblico di riferimento per il territorio, accanto all’impianto di Trapani Servizi e al futuro polo di Castelvetrano. La maggiore capacità rispetto al fabbisogno stimato con i dati Ispra 2023 viene giustificata come margine strategico per garantire continuità di servizio in caso di guasti o manutenzioni, ridurre i trasferimenti su gomma, mettere a disposizione tecnologie avanzate anche per altre frazioni secche e per gestire gli scarti degli impianti di recupero. Tanto che la Srr ha già firmato accordi sovra–ambito con altre due Srr per utilizzare il surplus di capacità. Nel frattempo, i lavori per la discarica – primo stralcio funzionale – sono in fase di conclusione, con consegna prevista nei primi mesi del 2026: «È necessario garantire un gestore alla discarica in corso di ultimazione», scrive la Srr, chiedendo un incontro urgente all’Ufficio speciale per definire «l’iter più rapido ed opportuno».

Eppure a mezzo stampa,  l'ufficio speciale, presieduto dall'ingegnere Cocina, non avrebbe tenuto conto della replica. E il risultato è un braccio di ferro tecnico–politico continuo mentre in mezzo ci sono I trapanesi: fanno la differenziata, vedono il proprio territorio sbandierato come “modello” in Sicilia, ma continuano a pagare 400 euro a tonnellata per portare l’indifferenziato in giro per l’isola e fuori regione, mentre l’impianto che dovrebbe cambiare tutto resta, per ora, chiuso dentro un fascicolo.